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Contro la discriminazione al contrario della legge Zan

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Introducendo il nuovo reato di “violenza e discriminazione per motivo di orientamento sessuale e identità di genere”, la proposta di legge Zan e altri, attualmente all’esame del Parlamento, produce, a catena, una serie di conseguenze perniciose. In primo luogo, (1) limita la libertà di espressione di coloro che hanno opinioni meditate contrarie a tali nozioni e comportamenti.

Quindi, (2) censura convincimenti morali e religiosi in materia di etica sessuale.

In tal modo, (3) trasforma in reati opinioni largamente diffuse nella nostra civiltà e cultura, in particolare quella biblica giudaico-cristiana del Dio che creò l’uomo e la donna.

Oltre a ciò, poiché la fattispecie del nuovo reato è vaga, anziché essere ben definita, e generica, anziché essere precisamente determinata, come richiede il diritto penale, il disegno di legge (4) finisce con l’assegnare all’arbitrio personale del giudice un potere coercitivo illimitato, compreso l’uso di mezzi invasivi come le intercettazioni e le misure cautelari.

Accade così che, con lo scopo di combattere le discriminazioni, la proposta di legge Zan e altri (5) introduce essa stessa una discriminazione di opinioni e viola il principio fondamentale della libertà di espressione del pensiero, che è proprio del nostro regime liberale e democratico.

Il risultato finale è che, all’insegna della tutela della libertà della sfera privata di alcuni, si comprime la libertà della sfera pubblica di tutti.

Un recente manifesto di 150 intellettuali liberali e progressisti come essi stessi amano definirsi ha già denunciato che cosa significhi spingere oltre ogni limite ragionevole la libertà individuale. Neppur essi avevano immaginato ciò che pure era chiaro ai più, che si cominciava col censurare opinioni in nome del pluralismo e si finiva con la dittatura del pensiero morale unico che non tollera alcun pluralismo. Solo gli stati totalitari pretendono di fissare la morale con la legge e di imporre la legge con la forza. Solo essi abbattono le statue, distruggono i monumenti, riscrivono i libri di storia, mettono il bavaglio alle coscienze.

La proposta di legge Zan è totalitaria. Persino negli anni delle controverse legge speciali contro il terrorismo, in Italia fu ipotizzato, e comunque mai fu stabilito, che opinioni giustificazioniste o di radicale contestazione di personaggi pubblici fossero sanzionate penalmente. È nostro orgoglio essere consapevoli che la libertà vale di più. Solo essa con i suoi strumenti tipici — il confronto delle idee, il dibattito delle opinioni, la ricerca scientifica, l’argomentazione, anche la contestazione — può sconfiggere gli intolleranti. Invece, l’intolleranza nel nome della tolleranza produce violenza e, essa sì, discriminazione. Chiediamo ai membri del Parlamento di meditare su questo punto cruciale: ciò che è all’esame della loro coscienza non è un pensierino buonista, bensì la permanenza di un pilastro della nostra democrazia.

Marcello Pera, Francesco Agnoli, Andrea Bollino, Eugenio Capozzi, Gaetano Cavalieri, Cesare Cavalleri, Ginevra Cerrina Feroni, Pietro De Marco, Mario Esposito, Francisco Fernandez, Dario Fertilio, Marco Gervasoni, Francesco Giubilei, Riccardo Lucarelli, Alfredo Mantovano, Domenico Menorello, Assuntina Morresi, Corrado Ocone, Stefano Parisi, Angelo Maria Petroni, Aurelio Tomassetti, Eugenia Roccella, Maurizio Sacconi, Alessandro Sansoni, Giorgio Zaul