Il libro di Alberto Mingardi, Contro la Tribù (Marsilio), è un libro denso, a tratti persino facile, intelligente, colto, strepitoso, ma non coraggioso. Nonostante sia uscito ad ottobre del 2020, l’ho voluto conservare per un periodo in cui gustarlo, sottolinearlo e digerirlo. La scusa è parlare di Hayek, economista e poi filosofo, come nota bene Mingardi, che non difettava di attributi. Ha sempre combattuto il mainstream ed è forse la punta più alta dell’elaborazione liberale dello scorso secolo. Anzi togliamo il Forse.
Mingardi lo conosce alla perfezione e lo restituisce condendolo di dettagli, immergendolo nel suo tempo, e collocandolo con i suoi simili. Solo Mingardi coglie quell’aspetto affatto particolare dell’austriaco che dimentica l’ottocento, per traghettare Adam Smith fino a Milton Friedman. È uno di quei libri, da cui non sai dove partire nel recensirlo. Succede. Basterebbero due parole: dovete leggerlo. Eppure, dicevamo, il suo autore manca di coraggio. Forse sarebbe stato fuori tema, ma non certo fuori tempo. Quello di Hayek è il più forte, solido, circostanziato urlo contro i recenti comportamenti governativi in materia di pandemia.
Per flash solo alcune notazioni contenute nel testo: Il potere della ragione è sovrastimato, così come troppo spesso l’uomo si sente architetto e non geografo. E ancora: quanto è diffusa nella storia della libertà la tendenza peronista a considerala come copertura di un privilegio. E anche il linguaggio ossessionato dal positivismo conta: «quando i fatti cambiano io cambio idea», diceva Keynes. Un po’ come i numeri di contagi e ospedalizzati. La violenza del linguaggio per favorire un’ideale, è un capitolo ben chiaro del Nostro austriaco, che Mingardi ricorda con dovizia di particolari. Ecco, riprendendo quel corpo di ragionamenti e applicandoli ai vari lockdown, ai green pass, alla presunzione fatale della scienza di non essere discutibile, insomma applicando gli austriaci alle cosucce di oggi avremmo ottenuto una critica definitiva alle politiche sociali di contenimento
del virus.
Perché lasciare a Cacciari e Agamben la critica alla rotta liberticida di questi tempi, perché far
tracciare a loro il sentiero della montagna? Prendete il libro di Mingardi, leggetelo bene. Sovrapponete ad ogni pagina la lente dell’attualità. C’è tutto quello che serve per capire i rischi che oggi corriamo. Ma da una prospettiva liberale. Ne vale la pena.
P.s. Nel libro c’è molto di più, ma poco di meno. Una lezione ben scritta sul miraggio della giustizia sociale, dovrebbe esserne il filo rosso, per chi fosse meno ossessionato dalle politiche liberticide di questi tempi.
Nicola Porro, 22 agosto 2021