Dal 20 giugno al 4 luglio, due settimane. Un lasso di tempo sicuramente importante, ma non tale da causare rivoluzioni. O forse sì, dipende se si legge Repubblica. Il quotidiano guidato da Molinari è sempre in prima linea quando si tratta di cambiamento climatico, tra annunci terroristici e studi alquanto discutibili sulla fine del mondo pressoché imminente. Basti pensare, a tal proposito, all’articolo pubblicato il 20 giugno: con toni ovviamente allarmistici, si parlava del maggio più caldo mai registrato, con tanto di certificazione Nasa. Ma oggi, 4 luglio, il climate change sembra svanito nel nulla: sempre lo stesso quotidiano parla dei ghiacciai lombardi e del fatto che non si è mai vista così tanta neve negli ultimi dieci anni.
Repubblica, come tanti altri giornali progressisti, non ha dubbi sul cambiamento climatico. La colpa è dell’uomo e il tempo sta finendo, bisogna intervenire con misure draconiane. Dimenticando, il 99 per cento delle volte, le responsabilità di Cina e India, i veri responsabili di questa situazione. Ma tralasciando le responsabilità, con una certa regolarità vengono pubblicati articoli mossi dall’ideologia talebana, mirati a spaventare il lettore, a incutere timore in vista del futuro. La notizia del 20 giugno è emblematica: pur sottolineando che in Italia il mese di maggio è stato molto clemente dal punto di vista delle temperature, ecco in soccorso il clima rovente negli States. Per la Nasa, il maggio più caldo mai registrato, che si inserisce in un intero anno da record, con tutti i dodici mesi passati rispettivamente i più caldi dalla fine dell’Ottocento in poi.
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Come fai a non preoccuparti di fronte a certe filippiche? Senza dimenticare i moniti su acqua, ghiacciai, isole e isolotti. Ma oggi la narrazione è stata cambiata e non potrebbe essere altrimenti: non c’è nessun pericolo, nessun allarme di fine imminente in stile Maya. Anzi, i ghiacciai della Lombardia non stavano così bene da tempo: i dati sullo Snow Water Equivalent (Swe), cioè la riserva idrica del manto nevoso, sono i migliori da dieci anni a questa parte. La conferma è arrivata dal report del Centro nivometeorologico dell’Arpa regionale, che ha appena ultimato la campagna di misurazione dello Swe effettuata fra maggio e giugno in collaborazione con Enel Green Power. Ma quindi è cambiato qualcosa in relazione al cambiamento climatico? Semplice fortuna? Belle domande, ciò che è certo è l’ottimo dato lombardo, evidenzia Centro nivometerologico: “Tra maggio e giugno,periodo di massimo accumulo nevoso, sono stati registrati valori compresi tra 40 e 20 metri di neve cumulata sui bacini glaciali lombardi, equivalenti a 4201 e 1975 kg/m² di riserva idrica del manto nevoso. Se si considerano gli ultimi dieci anni, si può confermare che l’ultima stagione è stata caratterizzata da un innevamento nella media durante l’inverno e nettamente superiore nei mesi primaverili su tutte le montagne lombarde”. La sentenza è la seguente: la stagione appena trascorsa è una delle migliori dell’ultimo decennio. I ghiacciai non sono così in pericolo come qualcuno vuole farci credere, spesso presentando un libro dal costo piuttosto elevato. Il buonsenso è la strada da seguire, con buona pace di catastrofisti e integralisti.
Franco Lodige, 4 luglio 2024
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