“Costituzionalisti di servizio”, li chiamava Giovanni Sartori, che poteva permettersi di fare la carogna visto che era il maestro di tutti loro – e servizi non ne prestava a nessuno, tranne al proprio ego. Non che avesse torto: il suo curriculum era una specie di elenco del telefono, la sua parola pesava, quanto a democrazia costituzionale, quanto le tavole della legge. La Costituzione, già. La Costituzione più bella del mondo, nata antifascista, purissima, equilibratissima, mirabilissima. Ma anche no. Contrordine, compagni costituzionalisti: la Costituzione è un rottame, è perfino patetica, ma dove vogliamo andare con questa cacata Carta (direbbe Catullo)? Proprio così: oggi che scatta il fatidico semestre bianco, molti servizievoli si accorgono che le garanzie della nostra Magna Carta, sulla quale molti hanno magnato, sono anacronistiche, insomma rompono un po’ le balle. C’è il regime sanitario e c’è il regime del Pd, che poi è la stessa cosa, da tutelare. E allora, proditoriamente, si manda tutto in soffitta, o, come sintetizza oggi la Verità su un mirabile pezzo di Capezzone: “il semestre bianco fa partire il pressing su Mattarella per blindare Draghi”.
Regime sanitario
Sono le non appassionati ragioni politiche, sorrette da elucubrazioni giuridiche e giornalistiche non più esaltanti: basta vedere la paginata di Marzio Breda sul Corriere di ieri. In soldoni, funziona così: lasciate Mattarella dove sta, o convincetelo a restarci, perché ha dato prova di proteggere questo sistema. Un sistema, ma questo lo diciamo noi, insieme ad alcuni milioni di cittadini, che, col pretesto dell’emergenza sanitaria, ha fatto strame delle garanzie previste nella Costituzione più decrepita del mondo.
Libertà fondamentali, di movimento, di pensiero, di cura, di scelta e via articolando: tutto improvvisamente superfluo, colto con fastidio se non disprezzo; garanzie nel metodo, le leggi che limitano, che obbligano, che proibiscono in profondità da adottare con procedura speciale, supergarantita e non con tracotanti dpcm, di colpo vengono percepite, additate come ostacoli agli obiettivi del manovratore. E basta, con questo semestre bianco che depriva il potere del Capo dello Stato! Ma lasciategli fare un po’ quello che vuole, se quello che vuole coincide con quello che vogliamo noi. Mica siamo più ai tempi del Caimano, del Duce, del Puttaniere che voleva instaurare una teledittatura fondata sulla mafia: siamo nella stagione dei buoni per autonomina, e i buoni garantiscono per loro. Un po’, anzi tanto, come i magistrati che infatti hanno quasi tutti la toga del colore giusto: giudici di servizio, pure loro.
Sorreggere Matterella, tener su Draghi
Sorreggere il canuto Mattarella per tener su il tecnocrate Draghi con le sue fobie, le sue ossessioni, i suoi greenpass “che salvano le vite”, e, sotto di lui, il ministro male in arnese Speranza che adesso vuole siringare tutta la scuola, fino all’asilo nido, banchi compresi, e, intorno a questi, l’allegra accolita dei televirologi da gambetta accavallata, che virologi non lo sono manco per gnente, sono varia disumanità e dicono: ma quali vacanze, ma state a casa, che arriva la variante teta e farà un milione di morti al giorno, siete sorci, siete porci ed altre amenità in tinta. E la sensazione è che, dopo 18 mesi, siamo ancora solo all’inizio.
Aria di golpe
Il migliore dei regimi possibili. Dite che non vi va bene? Che ne avete piene le scatole e non intendete più collaborare? Allora per te, popolo rozzo e sozzo, infame rantumaglia d’ingrati, c’è pronta la soluzione: una bella svolta autoritaria, i generali e metodi militari per chi sgarra. Se n’è incaricato quel pretino gelido di Sorgi, con l’aria di chi non lancia un ballon d’essai ma un auspicio se non una profezia. Foschi, torbidi tempi che riportano a spifferi di golpe, di cose che non si capiscono, o si capiscono fin troppo, della prima e primissima Repubblica. Peraltro, di fronte a una simile enormità proprio il Capo dello Stato avrebbe dovuto sentirsi in dovere d’intervenire immediatamente, dissociandosi, tranquillizzando, garantendo: non ha levato un fiato, qualcosa vorrà pur dire, il silenzio è come la mano del sor Brega, Principe camionista: po’ esse fero e po’ esse piuma. Stavolta è stato pesante come fero.