La nota azienda aretina di alta moda per bambini, Monnalisa, ha deciso di non seguire di pancia l’ondata di reazioni che si è scatenata dopo i recenti eventi riguardanti Chiara Ferragni e l’attività di beneficenza con i pandori. Ma non resterà neppure immobile. I vertici della società hanno scelto di non commentare ufficialmente le speculazioni sul futuro dell’accordo in essere con l’influencer, eppure la Creative Director del brand, Barbara Bertocci, nei giorni scorsi ha fatto sapere a Repubblica che l’ipotesi di tagliare la collaborazione è sul tavolo: “Siamo un’azienda quotata in borsa e dobbiamo prima valutare con il nostro Cda il da farsi. Le feste di Natale hanno rallentato un po’ questo processo”. Nessuna decisione presa, ma una valutazione sì. Tanto che, come fa sapere La Nazione, Monnalisa avrebbe convocato il consiglio di amministrazione per questa settimana.
Una convocazione d’obbligo, se vogliamo, dopo la serie di colpi inferti a Chiara Ferragni da Safilo, la prima a girare i tacchi, e da Coca-Cola, che invece ha scelto di non utilizzare per il momento le immagini dello spot realizzate con la famosa influencer. Monnalisa, azienda internazionale quotata in Borsa, era entrata in affari con Ferragni nel 2020, firmando un accordo per la creazione di collezioni di abbigliamento per bambini di età compresa tra 0 e 10 anni. Il contratto, valido fino al 2025, è ora sotto esame, con un consiglio d’amministrazione convocato in settimana per determinare la strategia futura in merito al licensing degli abiti con il marchio Ferragni.
Questo avviene in un momento in cui, come riferisce sempre La Nazione, almeno due collezioni con il brand di Ferragni, riconoscibile dal suo iconico occhio celeste, sono in fase di lavorazione o progettazione presso i laboratori di Monnalisa. Il futuro del contratto sarà ora nelle mani degli avvocati, che dovranno determinare l’azione da seguire alla luce degli eventi recenti relativi sia al caso della beneficienza coi pandori Balocco che a quello delle uova di Pasqua di Dolci Preziosi.
Intanto procedono le indagini della procura di Milano, quella “più avanti” – almeno ufficialmente – nell’analisi del fascicolo aperto in seguito alla denuncia del Codacons. Dopo l’annotazione realizzata dalla Guardia di Finanza, i pm starebbero ipotizzando di contestare il reato di truffa. L’attenzione negli ultimi giorni si è concentrata anche sulle bambole Trudi, ma la TBS crew Srl ha assicurato che in questo caso tutti i ricavi “derivanti dalle vendite della bambola avvenute tramite l’e-commerce The Blonde Salad” sono stati “donati all’associazione Stomp Out Bullying nel luglio 2019”.