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Cop 27, l’Occidente promette miliardi ma la Cina non sgancia un centesimo

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La Cop27 si conclude come i precedenti summit: due settimane di tante belle parole, ma senza alcun risultato raggiunto. Non solo perché il vertice si fonda sulla nefasta idea secondo cui l’uomo sarebbe in grado di controllare e gestire il cambiamento climatico, ma perché all’appello mancano i principali inquinatori del mondo: Cina ed India.

Si badi bene. Se prendiamo in considerazione la produzione mondiale annuale di carbone, Pechino svetta al primo posto assoluto, con circa il 50 per cento della produzione globale, seguita dall’India al 12 per cento. L’Unione Europea e gli Stati Uniti, insieme, costituiscono solo l’8 per cento di questa classifica, anticipando l’Indonesia (7 per cento), l’Australia (6 per cento) e la Russia (5 per cento). Il restante 12 per cento di carbone è consumato da tutti gli altri Stati del pianeta.

Non solo. Il carbone risulta essere anche tra le principali fonti di emissioni di Co2, dove India e Cina mantengono il podio insieme a Washington. Eppure, se alla Casa Bianca vi sono numerose correnti democratiche che hanno posto il clima al centro della propria agenda politica, Pechino e Nuova Deli sembrano fregarsene altamente.

A ciò, oltre al danno si aggiunge la beffa: gli Stati Ue e gli Usa sono tra i principali Paesi a dover sopportare i costi più alti per la transizione sostenibile. La Cop27, infatti, si è conclusa con l’obiettivo di ridurre le emissioni del 43 per cento entro il 2030, ipotesi già impossibile viste le omissioni di Cina ed India. Ma soprattutto, il documento finale richiede di aumentare i fondi e di studiare la possibilità di raddoppiarli. Udite bene: entro i prossimi otto anni, gli ambientalisti ci chiedono di stanziare una cifra pari a 4mila miliardi di dollari all’anno in rinnovabili e altri 4-6.000 miliardi di dollari in economia a base emissioni. Una cifra, appunto, che dovrà essere sostenuta dagli Stati che sono i meno inquinatori del pianeta, lasciando strada libera, sia ecologicamente che economicamente, alla superpotenza del Dragone.

Ma non poteva mancare l’infarinatura in salsa socialista. La Cop27, si legge nel documento, ha previsto lo stanziamento di un fondo per i ristori delle perdite ed i danni del cambiamento climatico nei Paesi più vulnerabili. Si tratta ovviamente di altri miliardi da stanziare per la causa ecologica, e che arriveranno sempre dalle popolazioni più ecologiche del mondo.

Una situazione che ha fatto storcere il naso anche al governo italiano, dove il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha abbandonato il summit già da martedì scorso, per poi rilasciare un commento all’esito della conclusione della conferenza: “Nonostante il fortissimo impegno da parte dell’Unione Europea e di altri gruppi di Paesi, non si è riusciti ad aumentare l’ambizione degli obiettivi ottenuti l’anno scorso a Glasgow, ma anzi non è stato facile ottenerne anche una loro mera conferma”. Una dichiarazione che rappresenta quello che dicevamo ad inizio articolo: una riunione di tante belle parole, ma di zero fatti. E che, come unica conseguenza, ha il rischio di gravare sulle già provate economie occidentali.

Matteo Milanesi, 21 novembre 2022