Il Presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, e Sua Santità, Papa Francesco mi hanno molto deluso e non trovo parole per esprimere il mio rammarico. Diciamola tutta com’è: trovo imperdonabile la loro assenza alla Cop28. Come degli scolaretti, hanno portato la giustificazione. Giustificazione medica, quella del Papa. Quante volte il medico mi aveva sconsigliato di andar a far lezione, eppure andavo lo stesso, e io sono un nessuno e le mie lezioni, tutto sommato, erano roba di infima importanza e quasi mi vergogno a citarmi. Oppure potrei citare mia figlia che, quando era alle elementari, pur febbricitante, voleva andare a scuola lo stesso. Perché? Le chiedevo. Per non perdermi la ricreazione, rispondeva.
Ecco, a Dubai, sede della 28ma carnevalata, Papa Francesco avrebbe potuto avere una meritata ricreazione. I medici hanno detto che per la salvezza del corpo deve stare a casa. Ma qui si tratta della salvezza dell’anima, e un Papa non può che anteporre l’anima al corpo. O no? Gesù non disse: no, non salgo sulla croce perché il corpo ne soffre. Per di più Egli ci salì per salvare non la propria anima – ché quella era salva da sempre, e d’ufficio – ma per la salvezza dell’anima di tutti i peccatori del mondo.
Qui, invece, si tratta di salvare l’intero mondo, l’intero pianeta, una preoccupazione a quanto pare sopraffatta da un mal di gola. Verrebbe da dire che a fronte di un sì grave problema – una minaccia esistenziale l’ha definita Joe Biden, ma a lui arrivo tra poco – val la pena rischiare anche la vita. Pensiamo ai soldati al fronte bellico: loro rischiano la vita per la Patria, e nessuno chiede loro se hanno l’influenza. Non voglio sembrare cinico e insensibile: il fatto è che se si è Papa, cioè capo spirituale di un miliardo e mezzo di abitanti il mondo, ci si dovrebbe comportare come un capo. Tanto più di fronte a codesta grave e incombente minaccia climatica.
Già con la Laudato sì di alcuni anni fa papa Bergoglio aveva espresso il proprio punto di vista: i poveri del pianeta devono soddisfare il proprio fabbisogno energetico col fotovoltaico, scriveva. La cosa, però, equivale a dire che i poveri del mondo tali devono restare. Forse il sacrificio incoraggiato dal Papa era più che giustificato: trattasi della salvezza del pianeta, perbacco. Allora, forse con un po’ di cautela in più per la gola, il Vescovo di Roma poteva evitarsi la defezione, vista l’alta posta in gioco. Oppure, se le condizioni di salute fossero proprio così gravi da impedire di esercitare il santo magistero, forse sarebbe proprio il caso di riflettere su una eventuale rinuncia a esso. Perché se il Papa non può presenziare ad una conferenza mondiale di cotanta importanza e da lì trasmettere il proprio autorevole – e da tutti atteso – messaggio, allora, forse, potrebbe imitare il predecessore, Papa Ratzinger che, resosi conto del mancare delle forze fisiche, con molta dignità e umiltà decise di rinunciare a fare il Papa.
E veniamo a Joe Biden. Il presidente del Paese più ricco e con le emissioni pro-capite più alte del pianeta, che, ebbe a pronunciare queste incredibili parole: «Il cambiamento climatico indotto da noi uomini è una minaccia esistenziale» (addirittura!) che giustificazioni potrà mai dare per la propria assenza? Tanto più che la questione è stata sempre al top della sua agenda politica. La giustificazione l’ha data: il presidente sostiene di essere impegnato coi negoziati sulla guerra tra Israele e Hamas. Meraviglia subito che Biden abbia cosi poca sensibilità per il peso numerico degli esseri umani coinvolti: da un lato, giusto per mettere un tetto, direi meno di 30 milioni, se dentro ci mettiamo tutti gli ebrei e tutti i palestinesi del mondo; dall’altro, 8 miliardi sono gli esseri umani minacciati dal clima. Allora ci saremmo attesi che, invece, Biden dicesse a israeliani e palestinesi: «Scusate non ho tempo per occuparmi del vostro rispettabile ma piccolo problema, perché ne ho uno ben più grave da risolvere».
Mi pare evidente che continuare a rimuginare sulla cosa non porta da nessuna parte. In questi casi, vale, direi, un fondamentale principio di metodo, altrimenti detto rasoio di Occam, secondo cui la spiegazione delle cose è, a parità di ogni altra informazione, la spiegazione più semplice. E cioè: non esiste alcuna emergenza climatica, sia Bergoglio che Biden lo sanno, cosicché non si danno pena per una emergenza che non c’è.
Franco Battaglia, 30 novembre 2023