Politiche green

Cop29, l’accordo green è un miliardario abisso di fuffa

L’ideologia regna sovrana senza un vero progetto. E non mancano le polemiche, parla persino l’India: ” Misero”

© Piotr Krzeslak e bongkarn thanyakij tramite Canva.com

Sparate incredibili, l’apologia dei combustibili fossili, Ronaldinho, le solite promesse ideologiche senza un vero progetto di fondo. Possiamo riassumere con queste parole chiave la Cop29 che si è conclusa ieri a Baku, capitale dell’Azerbaigian nonché regno del fossile. I Paesi partecipanti hanno firmato un accordo per iniettare almeno 300 miliardi di dollari all’anno nella lotta contro il cambiamento climatico, con l’obiettivo di aiutare le nazioni povere a far fronte alle devastazioni del riscaldamento globale. I 300 miliardi di dollari – non 250 come previsto nell’ultima bozza – saranno destinati ai Paesi in via di sviluppo che hanno bisogno di denaro per liberarsi dal carbone, dal petrolio e dal gas che causano il surriscaldamento del pianeta, per adattarsi al riscaldamento futuro e per pagare i danni causati dalle condizioni climatiche estreme. Sì, avete capito bene. Purtroppo.

Soldi, soldi e ancora soldi. Senza comprendere che fine faranno e se ci sarà un controllo nel loro utilizzo. Perchè non parliamo di noccioline, anche se fortunatamente la cifra non si avvicina all’importo totale di 1.300 miliardi di dollari che i Paesi in via di sviluppo chiedevano. I numeri pattuiti rappresentano il triplo rispetto all’accordo di 100 miliardi di dollari all’anno del 2009 che sta per scadere. “Tutti si sono impegnati a raggiungere un accordo”: ha dichiarato il capo delegazione delle Figi Biman Prasad durante la finalizzazione dell’accordo. “Non sono necessariamente contenti di tutto, ma il punto fondamentale è che tutti vogliono un buon accordo”.

Ma non è tutto. Secondo i soliti ambiziosi piani illustrati alla Cop29, i Paesi prevedono che questo accordo invierà segnali che contribuiranno a stimolare i finanziamenti da altre fonti, come le banche multilaterali di sviluppo e le fonti private. Si tratta di un tema approfondito in maniera analitica nel corso della kermesse: come riportato da Lapresse, i Paesi ricchi non ritenevano realistico affidarsi unicamente a fonti di finanziamento pubbliche, ma i Paesi poveri temevano che se il denaro fosse arrivato sotto forma di prestiti invece che di sovvenzioni, sarebbero scivolati ancora più indietro nel debito con cui già devono fare i conti. Il presidente del World Resources Institute Ani Dasgupta ha aggiunto: “L’obiettivo di 300 miliardi di dollari non è sufficiente, ma è un importante anticipo verso un futuro più sicuro ed equo. Questo accordo ci fa partire dal blocco di partenza. Ora si tratta di raccogliere molti più finanziamenti per il clima da una serie di fonti pubbliche e private, mettendo l’intero sistema finanziario al servizio delle transizioni dei Paesi in via di sviluppo”.

Una montagna di soldi, ma la beffa mica è finita qui. Il testo della Cop29 prevede infatti che il contributo dei paesi ricchi provenga dai loro fondi pubblici, integrati da investimenti privati che mobilitano o garantiscono, o da “fonti alternative”. Cosa significa “fonti alternative”? Beh, semplicissimo, è un grande cavallo di battaglia della sinistra al caviale: tasse! Sì, perchè secondo stabilito in questa fiera dell’ideologia si potrebbe raggiungere l’obiettivo attraverso imposte globali ancora allo studio. Secondo le prime indiscrezioni a disposizione, l’idea è quella di tassare le grandi fortune (sì, hanno la fissa dei ricchi, c’è poco da fare) oppure trasporti aerei e marittimi. Il vero dilemma è se ridere o piangere.

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Ma la parte più divertente è un’altra. Nonostante gli sforzi triplicati da parte dei Paesi ricchi, i Paesi poveri si lamentano. Il capo dei negoziatori del gruppo africano, Ali Mohamed, si è rammaricato di un impegno finanziario “troppo debole” e “troppo tardivo”: “L’impegno a mobilitare maggiori finanziamenti entro il 2035 è troppo poco, troppo tardivo e troppo ambiguo nella sua attuazione. Lasciamo Baku sapendo di aver fatto progressi in alcune aree, ma ciò che abbiamo ottenuto è lontano da ciò che speravamo”. In prima fila a fare polemiche c’è l’India, che ha una quota non indifferente di responsabilità eppure pontifica, invocando altri aiuti. Ancora. “L’importo che si è inteso mobilitare è abissalmente misero. È una somma irrisoria. L’India si oppone a questo documento” il j’accuse del funzionario indiano Chandni Raina.

Insomma, ancora una volta abbiamo assistito al trionfo dell’ideologia. Pur accettando il rafforzamento degli sforzi economici, i piani per l’ambiente sono soddisfacenti? C’è concretezza? Difficile rispondere sì, con buona pace dei talebani del green che esultano per il risultato finale. “La Cop29 sarà ricordata come l’inizio di una nuova era per la finanza climatica”, ha affermato il commissario europeo per il clima Wopke Hoekstra. Evviva, evviva, evviva. Poi in realtà scopriamo che tutto è rinviato ai nuovi piani di azione per il clima, da realizzare entro la Cop30. E ovviamente nessun commento sull’assenza della Cina, principale inquinatore al mondo che da diversi anni diserta questi appuntamenti. L’importante è vietare le auto a benzina e diesel per evitare la catastrofe…

Franco Lodige, 24 novembre 2024

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