Cop29, pagliacciata verde: tutti pazzi per Ronaldinho, arrivato col jet privato

Il vertice di Baku prosegue tra sparate e contraddizioni lapalissiane, con buona pace dei talebani del green

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Ronaldinho cop29

Milioni di miliardi di investimento, le colpe dell’uomo bianco occidentale e così via. La Cop29 non sorprende in quanto a contenuti, anzi sta rivelando a tutto il mondo il lato talebano di un certo mondo green. Basti pensare alla richiesta di introdurre tasse sulle criptovalute per aiutare l’ambiente. Ma ciò che colpisce di più è senza ombra di dubbio l’incoerenza di certe decisioni, a partire da Baku – regno del petrolio – come sede per l’evento internazionale. Ma nelle ultime ore le castronerie si sono moltiplicate.

Partiamo da Ronaldinho. Sì, proprio dal calciatore, il fuoriclasse brasiliano che ha incantato tutto il mondo con le maglie di Psg, Barcellona e Milan. Ebbene, l’ex fantasista è arrivato a sorpresa alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in rappresentanza del Brasile, che l’anno prossimo – a Belem, in Amazzonia – ospiterà la Cop30. Un’accoglienza da star, con ospiti e politici emozionatissimi per l’arrivo del campione del rettangolo verde.

Qual è il problema? Beh, Ronaldinho è arrivato alla Cop29 a bordo di un jet privato. Il nemico par excellence dell’integralismo green, Satana materiale. Anche perché l’ex calciatore non è rimasto molto tempo a Baku: la classica toccata e fuga, per poi ripartire sempre con l’inquinantissimo jet privato. Anche perché parliamoci chiaro: cosa c’entra Ronaldinho con l’ambiente, il cambiamento climatico e tutti i vari dossier? Nulla.

E le polemiche non sono finite qui. Perché Ronaldinho sui social network ha annunciato il suo sbarco alla Cop29 taggando Adnan Ahmadzada, un azero molto noto e non propriamente benvoluto da chi ha a cuore l’ambiente. Ahmadzada è stato il vicepresidente aggiunto e responsabile marketing ed economico della Socar, la grande azienda petrolifera statale azera. Insomma, il punto di riferimento del petrolio.

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Ma Ronaldinho non è l’unico caso di giornata. A Baku è infatti scoppiata la rivolta di vegani e vegetariani, tanto da costringere l’Onu a intervenire. Il motivo? Oltre al cibo troppo caro, la mancanza di alternative vegetali. Il menù, secondo i critici, eccessivamente basato sulla carne. L’area ristorazione del centro conferenze dell’Azerbaijan presenta un solo punto vendita vegano e vegetariano, suscitando lamentele da parte dei delegati.

“In risposta alle domande ricevute dalla segreteria dell’UNFCCC, desideriamo qui evidenziare le opzioni di cibo vegano e vegetariano disponibili presso la sede della conferenza”, la precisazione dell’Onu tramite l’Unfccc che organizza la Cop: “Come parte del suo impegno per promuovere pratiche sostenibili, il paese ospitante ha reso disponibile una varietà di opzioni di cibo vegetariano e vegano”. Ma non solo. Anche Baku ha tenuto a prendere posizione precisando che “la maggior parte dei pasti ha una carbon footprint bassa o minima”.

Insomma, tra il terrorismo per il futuro del pianeta e le ricette tutt’altro che di buonsenso di certi esperti, a Baku va sempre peggio. Forse sarebbe meglio mettere da parte l’ideologia esasperata, se non è chiedere troppo…

Franco Lodige, 15 novembre 2024

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