L’abbiamo sognata, l’abbiamo desiderata, l’abbiamo fortemente voluta.. e finalmente è arrivata! Con grande grinta, determinazione e un pizzico di sofferenza, l’Italia del tennis, al termine di una settimana magica e certamente indimenticabile, ha conquistato con pieno merito la seconda Coppa Davis della propria storia.
Questa vittoria ripaga il nostro tennis delle tante delusioni che la competizione aveva finora riservato ai nostri colori. Prima di oggi infatti avevamo disputato ben 7 finali riuscendo a conquistare il trofeo una sola volta, nell’ormai lontano 1976 quando sulla terra rossa di Santiago del Cile gli azzurri ebbero la meglio sui padroni di casa sudamericani. Era un’Italia trascinata sul campo da giocatori come Panatta, Barazzutti e Bertolucci mentre il capitano (non giocatore) della squadra era Nicola Pietrangeli.
Dopo quasi 50 anni da quella vittoria c’era una voglia matta di scrivere una nuova pagina di storia del tennis italiano – e più in generale dello sport azzurro – riportando a casa quella famosa “insalatiera” che troppe volte ci era sfuggita.
Peraltro non raggiungevamo l’ultimo atto della Coppa Davis da ben 25 anni ed in quell’occasione era stata la Svezia a sbarrarci la strada verso il successo finale battendoci a domicilio sulla terra rossa del Forum di Assago. Fa un certo effetto pensare che nel 1998 alcuni dei nostri protagonisti di oggi (Sinner, Musetti e Arnaldi su tutti) non erano neppure nati.
Provare a spiegare la bellezza ed il fascino della Coppa Davis è praticamente impossibile. Non si tratta semplicemente della Coppa del Mondo del Tennis ma è un qualcosa che va ben oltre. È la massima espressione di uno degli sport individuali per antonomasia che solo in questa gloriosa competizione si trasforma in un torneo a squadre ed in cui il singolo può sì fare la differenza ma diventano fondamentali anche la forza del gruppo e lo spirito di appartenenza.
Inutile girarci attorno, questa è stata la settimana perfetta del tennis azzurro e non poteva esserci epilogo migliore con il nostro fuoriclasse indiscusso a regalarci il punto decisivo della vittoria contro l’Australia in finale, letteralmente demolendo il malcapitato De Minaur.
Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio in merito allo status di fuoriclasse di Jannik Sinner lo invitiamo a riguardare con attenzione i match da lui giocati con Olanda, Serbia e Australia: Jannik ci ha letteralmente trascinato, prendendoci per mano nei momenti chiave ed esprimendo un tennis sontuoso.
Con l’Olanda e soprattutto con la Serbia ha giocato sostanzialmente con le spalle al muro, con la consapevolezza di essere costretto a vincere per non dire addio al sogno. La pressione era tutta su di lui ed ha dimostrato con i fatti di essere un vero leader oltre che un fuoriclasse; non possiamo in questo senso non evidenziare i 3 match point annullati ad un certo Novak Djokovic nel terzo set del match giocato con il serbo.
La più classica sliding door della partita (e dell’intero torneo) con Jannik che ha saputo ribaltare una situazione quasi irrimediabile trovando la forza per riemergere e riportare l’inerzia del match dalla propria parte, battendo al termine di una battaglia epica il n. 1 del mondo per la seconda volta in meno di due settimane.
E che dire poi delle prestazioni offerte dal fuoriclasse di Sesto Pusteria nel doppio (certamente non la sua specialità) dove con l’amico Sonego ci ha regalato i punti decisivi con Olanda e Serbia.
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Se a suon di prestazioni strepitose Jannik si è preso la scena (e non potrebbe essere diversamente), tutta la squadra, sapientemente guidata dal capitano Volandri, ha sempre dimostrato di credere nell’impresa; ciascuno ha dato il proprio contributo, talvolta gettando il cuore oltre l’ostacolo. Non possiamo non menzionare Arnaldi, giocatore certamente non abituato a certi palcoscenici, che dopo la delusione patita nel match d’esordio contro l’Olanda ha saputo reagire regalando all’Italia il fondamentale punto dell’1-0 contro l’Australia.
Musetti, arrivato al termine di una stagione estenuante in condizioni fisiche non ottimali ci ha comunque provato e fino a quando il fisico lo ha assistito ha disputato un match di alto livello in semifinale con la Serbia mentre Sonego si è rivelato un partner perfetto per Jannik in doppio.
Ed è stato commovente vedere Matteo Berrettini in “borghese” a bordo campo a tifare e sostenere i propri compagni: senza i problemi fisici che lo attanagliano da tempo lui sarebbe stato uno dei singolaristi designati ed immaginiamo quindi il suo rammarico nel non aver potuto dare il proprio contributo in campo.
Grazie Jannik, grazie ragazzi, avete scritto una nuova pagina di storia dello sport italiano e ci avete regalato delle emozioni che difficilmente potremo dimenticare.
E con un gruppo così, guidato da un fuoriclasse assoluto come Sinner, nei prossimi anni ci toglieremo altre soddisfazioni in Davis. Con la ragionevole certezza che non dovremo aspettare quasi 50 anni per rivedere gli azzurri del tennis sul tetto del mondo.
Enrico Paci, 26 novembre 2023