Ma proprio qui casca l’asino (cioè noi, sia chiaro). Dal tragico 2011, dalla caduta del governo Berlusconi (che, piaccia o no, era derivato da un voto popolare), accettiamo senza soluzione di continuità governi che, pur formalmente espressi dal Parlamento nel rispetto delle regole costituzionali, non hanno alcuna parentela con il voto dei cittadini. Anzi, sono concepiti per bypassare l’esigenza di uno scrutinio popolare, oppure per “correggerne” i risultati evidentemente ritenuti “imperfetti”.
Una volta avvenuto questo cedimento, una volta accettato che il kratos possa essere esercitato in modo sempre meno legato al demos (sia pure, lo ripeto ancora, formalmente rispettando la lettera della Costituzione e le procedure parlamentari), il resto è un gioco da ragazzi. La perdita della libertà era un esito prevedibile: e sarà sempre più difficile riconquistarla davvero, senza schermi e senza “giurie di qualità” e “sinedri semitecnici” che pretendano di decidere sul nostro destino.
Daniele Capezzone, 17 maggio 2021