Ha saputo restituire centralità politica e credibilità internazionale all’Italia, rilanciare l’economia e l’occupazione e costruire una leadership forte e autorevole, di certo la più solida che oggi il vecchio continente conosca. Molto è stato fatto in questo primo biennio alla guida del governo del Paese da Giorgia Meloni, e nonostante le infauste previsioni della vigilia, la narrazione in stile millenaristico che preannunciava un rapido ritorno sulla scena di gerarchi e camice nere e gli attacchi trasversali sferrati congiuntamente da tutta la grande stampa internazionale già all’indomani del suo insediamento a Palazzo Chigi.
Che piaccia o meno ai soliti detrattori, ai criticoni di professione e ai dispensatori seriali di lezioncine non richieste, l’esecutivo di centrodestra ha sin qui operato bene, centrando traguardi e risultati per molti versi inaspettati fino ad appena due anni or sono. A prescindere dal gioco delle parti, dalle frasi di rito e dalle critiche aprioristiche, spesso e volentieri soltanto perché ideologiche, il bilancio di questi primi due anni targati Meloni non può pertanto che essere considerato positivo.
Con ciò, non s’intende semplicemente decantare i buoni risultati conseguiti sin qui dall’esecutivo e le doti politiche di Giorgia Meloni. Sarebbe un esercizio inutile ed infruottoso, pura vanità fine a sé stessa. Certe cose lasciamole pure ad altri, ai Giuseppe Conte, a chi ama specchiarsi ad ogni occasione utile ed autocelebrare le proprie qualità, vere o anche solo presunte. Giorgia Meloni, al contrario, prosegua pure dritto sulla strada già intrapresa e si concentri su altro, guardi al futuro senza soffermarsi troppo sul passato, perché se è vero che molto è stato fatto, è altrettanto vero che tanto ancora resta da fare e può essere fatto.
Già a partire dalla prima parte del nuovo anno, che, come si auspicano milioni di italiani che nell’esecutivo in carica hanno riposto e continuano a riporre grande fiducia, potrebbe rivelarsi cruciale nell’ottica di favorire un ammodernamento e un riallineamento del nostro sistema istituzionale e un conseguente riavvicinamento tra questo e il cittadino. In questo senso sarà fondamentale portare avanti il percorso riformatore tracciato dall’esecutivo all’inizio di codesta legislatura, senza tentennamenti e con ancor più convinzione.
C’è una Giustizia da riformare dopo oltre un trentennio di squilibri e storture per riequilibrare i poteri dello Stato, ristabilire il primato della politica e ricostruire un rapporto di fiducia tra il popolo e il palazzo. C’è una pressione fiscale e burocratica da alleggerire, così da stimolare gli investimenti, i consumi e la libera iniziativa economica e spingere ancora più su gli indicatori economici e occupazionali, e ricucire al contempo lo strappo tra cittadino e fisco, anche in un’ottica di contrasto all’evasione e al sommerso. E poi c’è la grande riforma del sistema politico in senso presidenziale da portare avanti, fondamentale per garantire stabilità al Paese, superare l’immobilismo che ha spesso caratterizzato l’azione politica dei governi in questi ultimi decenni e contrastare la piaga dell’astensionismo e della scarsa partecipazione del popolo alla vita politica del Paese.
Tante e assai complesse saranno le sfide che l’esecutivo dovrá affrontare l’anno che verrà, ma il vento è quello giusto, i tempi sono finalmente maturi. Pertanto, guai a sprecare questa irripetibile occasione. Coraggio, Giorgia!
Salvatore Di Bartolo, 27 dicembre 2024
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