Corbyn ha stravinto in Italia

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I l leader laburista Jeremy Corbyn ha perso in Gran Bretagna, ma ha stravinto in Italia. Il suo programma di estrema sinistra, fatto di tasse e nazionalizzazioni lo stiamo realizzando noi. Forse senza accorgercene, sicuramente senza averlo votato. Nelle prossime ore investiremo un miliardo di euro per salvare dal fallimento la Banca popolare di Bari. Probabilmente sarà utile per non spaventare i mercati e non distruggere la fiducia dei risparmiatori, ma dal punto di vista tecnico si tratta di una tassa che pagheranno tutti gli italiani. Quando una banca salta ci sono due strade. La prima è farla fallire e con essa compromettere la posizione anche di coloro che hanno depositi in conto corrente superiori ai centomila euro. La seconda è salvarla con i quattrini anche di coloro che un conto non ce l’hanno.

Il miliardino arriverà in gran parte da una banca pubblica controllata dal Tesoro. Più o meno da quelle parti, e dunque sempre dal nostro portafoglio, giungerà un altro miliardino per tenere accesa la fabbrica di acciaio Ilva. Sempre che i magistrati, per un favoloso paradosso che ha molto a che vedere con l’eterogenesi dei fini, non si impongano e costringano a spegnere tutto. Banche e industria pesante non bastano. Dopo aver concesso 1,3 miliardi di prestito ponte all’Alitalia, arrivano altri 400 milioni. Qui il corbinismo italiano si colora con la nostra straordinaria capacità mimetica. Abbiamo chiamato prestito e per di più ponte, qualcosa che nessuno ci restituirà mai. In sostanza si tratta di risorse a fondo perduto per alimentare una società di servizi che perde 800 mila euro al giorno. Di fatto è il paradiso dello statalismo: i contribuenti pagano degli avvocati che cercano di gestire una perdita eterna.

Se fosse stato per alcuni componenti dell’attuale maggioranza, sulla scorta delle incredibili deficienze private, avremmo nazionalizzato anche le autostrade. E alcuni di loro ancora ritengono che sia la strada migliore. In questo modo è del tutto evidente che un paese non cresce: anzi affonda. Ecco la soluzione: diamo un reddito di cittadinanza a chi non ce la fa. Altri sette miliardi gettati nel mare della nostra spesa pubblica, che nelle intenzioni avrebbero dovuto riqualificare la nostra forza lavoro e invece hanno solo creato assistenza.

In effetti in Italia esiste un’impresa che ce la fa. Certo i suoi dipendenti non sono molto motivati e i loro stipendi sono talvolta da fame. Ma è l’unica organizzazione al mondo che nei prossimi tre anni si potrà permettere di assumere la bellezza di 450 mila nuovi dipendenti. Si tratta della pubblica amministrazione, che secondo le dichiarazioni dei nostri politici potrà assumere come se non ci fosse un domani. Toc toc: ma i miliardi per le banche, per l’Ilva, per l’Alitalia, per il reddito di cittadinanza, per pagare i prossimi trent’anni di lavoro ai nuovi dipendenti pubblici chi li pagherà se tutto ciò che era privato è diventato statale?

Nicola Porro, Il Giornale 15 dicembre

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