Cronaca

Cornuto e mazziata, ma pure affari: cosa c’è dietro il caso Segre-Seymandi

Segre Seymandi

“Il banchiere Massimo Segre, Cristina Seymandi e l’intricato groviglio economico degli ex amanti”. Potrebbe essere il titolo di un nuovo capitolo di una saga molto torinese che si tinge di economia, amore e ripicche. Già, perché i due protagonisti di questa storia estiva non erano solo amanti (ormai ex), ma anche soci in affari. Tanto legati l’uno all’altra che, anche nel pieno del fatidico show, tra un “ti lascio libera” e un “a Mykonos vacci con il tuo avvocato”, Segre non ha mancato di lasciare aperta la porta di una futura collaborazione professionale.

Perché ora in ballo c’è il futuro di due aziende. La Savio, società metalmeccanica specializzata in serramenti, da poco salvata da Segre di cui Cristina è l’ad; e la Directa, che è la vera cassaforte finanziaria del banchiere torinese e in cui la Seymandi era entrata negli ultimi tempi. Nel primo caso parliamo di una società che rischiava di lasciare a casa 153 dipendenti e che, come scrive il Corriere, la Hope Srl (all’80% di Seymandi, quota acquisita dal figlio di Segre, e al 20% di Vittorio Moscatelli, ad della Ipi della famiglia Segre) ha salvato con un investimento da 9,7 milioni di euro (tra cui 2 milioni di contributo dalla Finpiemonte). Diverso il discorso della Directa, dove Cristina è entrata in Cda solo l’8 febbraio di quest’anno secondo quanto scrive La Stampa.

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L’indagine su Segre

Non solo. Secondo quanto emerso in questi giorni, la Directa Sim, ex società di intermediazione mobiliare di Segre, sarebbe indagata a Torino per aver operato da intermediario creditizio senza i necessari requisiti bancari, creando un giro d’affari di 800 milioni. A condurre le indagini è il pm Mario Bendoni e l’accusa è di abusivismo finanziario e bancario. Accuse respinte dalla società in una nota: “Directa Sim, insieme ai suoi amministratori ha garantito piena e totale collaborazione all’autorità giudiziaria e alle autorità di vigilanza e confida che emergerà nel corso delle indagini la totale estraneità del suo presidente – si legge -. Nessun altro attuale amministratore, né alcun manager o dipendente di Directa Sim, risulta allo stato indagato”. E ancora: “L’oggetto delle indagini giudiziarie riguarda le attività svolte in riferimento a una parte dell’operatività di Directa con clientela istituzionale. La clientela privata non risulta impattata in alcun modo dalla vicenda. Pur ritenendo lecita la suddetta operatività, il Consiglio di amministrazione della Sim, in ottica di piena tutela di tutti i soggetti interessati, ha già messo in atto un piano che consentirà la rapida cessazione dell’attività in questione. Le iniziative intraprese non influiscono sulla solidità aziendale, avendo un impatto trascurabile in termini economici sul bilancio 2023 e 2024″.