Chi paga il conto? Il conto del tempo perso, dei rischi assunti senza ragione, delle parole sprecate per inventare primati inesistenti nell’isolamento del virus (le nostre ricercatrici “precarie”, “donne” e “meridionali”, si aggiungeva con involontario e tragicomico mix di sessismo e razzismo), delle offese scagliate senza motivo?
In un paese minimamente abituato a rispondere di ciò che si fa (i più cool parlerebbero di accountability), sarebbero già scattate dimissioni a raffica. Qui ci si prepara alla prossima intervista, al prossimo tweet, alla prossima campagnetta ideologica, alla prossima conferenza stampa.
Daniele Capezzone, 24 febbraio 2020