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Coronavirus, Italia malato (anche economico) d’Europa

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Cominciamo dalla paura o dai numeri veri? È qualche giorno che facendo riferimento alla piattaforma Hopkins sto cercando di evidenziare ciò che sta accadendo nel Mondo con l’epidemia di Coronavirus. Questa l’ultima fotografia:

In tutto il mondo ci sono:

          78.823  contagiati

         2.462  deceduti

        23.355  guariti

Continuo ad evidenziare il numero dei guariti perché molti “straordinari colleghi” continuano a dimenticarlo. Oltretutto dal mio precedente articolo di ieri la situazione è cambiata in questi termini:

+905 contagiati

+101 deceduti

+2105 guariti

È evidente come il numero delle persone che guariscono sia in crescita e di parecchio rispetto alla crescita dei contagiati. Le cose sembrano andare nella direzione opposta per il nostro Paese, che, infatti, sta scalando la classifica di sinistra, quella con i numeri rossi che contano i contagiati. E queste sono le dolenti note. Da ieri l’Italia è stata messa in stato d’assedio o almeno, una parte dell’Italia, si trova in queste condizioni. Di fatto per le zone a rischio, vige uno “stato di polizia”.

Basta leggere il testo del Decreto Legge approvato ieri nella riunione straordinaria del Consiglio dei Ministri per comprendere la straordinarietà del momento. In realtà basta soffermarsi all’articolo 1:

Art. 1

Allo scopo di evitare il diffondersi di epidemie, nei comuni o nelle aree nei quali risulta positiva almeno una persona per la quale non si conosce la fonte di trasmissione o comunque nei quali vi è un caso non riconducibile ad una persona proveniente da unarea già interessata dal contagio di virus, le autorità competenti sono tenute ad adottare ogni misura di contenimento adeguata e proporzionale allevolversi della situazione epidemiologica.

Ma, ci chiediamo noi, perché queste “misure” non sono state adottate prima che il virus cominciasse a farsi “notare” in Italia? Vedremo cosa accadrà nelle prossime settimane anche nei Paesi a noi più vicini, ma la sensazione che più che qualche falla ci sia stata nell’applicazione dei controlli relativamente alla malattia, è molto forte.

Anche dall’estero l’attenzione sul nostro Paese è molto alta. Questo è il titolo della pagina web di Bloomberg uno dei canali finanziari più importanti al Mondo (Italy Virus Cases Jump Even After Lockdown in North“I casi di contagio in Italia crescono anche dopo il blocco del Nord”). Alcuni passaggi di quest’articolo, che riportiamo tradotti, sono particolarmente significativi: “Quando i medici sono infetti significa che non sono state messe in atto le pratiche giuste, a parte il fatto che il virus è molto contagioso”, ha detto al quotidiano La Stampa Walter Ricciardi, membro del consiglio esecutivo dell’Organizzazione mondiale della sanità. Ricciardi ha anche criticato il governo per il divieto di voli da e per la Cina, affermando che le autorità hanno impedito di rintracciare gli arrivi poiché i viaggiatori potevano usare gli scali per raggiungere l’Italia…Il rapido numero di nuovi casi in meno di una settimana e l’incapacità dell’Italia di arginare la diffusione di un paziente ricoverato alimentano i timori di un più ampio contagio”

Insomma, la situazione oggi sembra essersi complicata proprio per l’incapacità di intervenire per tempo nel controllare i ritorni dalla Cina. Ed è dalla Cina che il virus è stato importato. Eppure si conoscono le forti connessioni commerciali tra Italia e Cina. Verso quella zona del Mondo esportano moltissime aziende italiane, da quella zona del Mondo arrivano molti prodotti che poi vengono venduti in Italia. Insomma proprio la capacità di esportare (beni, prodotti e lavoro) del nostro Paese potrebbe aver determinato la situazione che stiamo vivendo.

Eppure sarebbe bastato poco. Censire le aziende che hanno scambi commerciali con la Cina sarebbe stato velocissimo, così come avere, da queste, gli elenchi delle persone che erano in Cina nel periodo a rischio e, di conseguenza “controllare” il loro rientro in Italia. Ma bisogna pensarci. E non è un caso che i territori più colpiti siano proprio quelli più produttivi: Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia. Questa può rappresentare la conferma di come il virus si sia spostato sulle rotte commerciali rinchiuso nelle valigette di manager che potevano e dovevano essere controllati.

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