Ci avete sfinito. Caro Virologo Unico, gentile Immunologo A Reti Unificate, egregio Sindaco Preside, illustre Governatore Papà, tutti minacciosamente in maiuscolo, e per finire, naturalmente, signor Presidente del Consiglio e Gran Precettore via Facebook, vi invio queste garbate ma sincere righe per comunicarvi che in tanti non ne possiamo più. Non solo di decisioni sballate: ma – ancora di più – di questo paternalismo appiccicoso, di questa propensione a infilarvi nelle nostre case, a impicciarvi dei fatti nostri, ad ammonirci, a rampognarci, a punirci se siamo stati “cattivi” e a premiarci se invece vi pare che siamo stati “buoni”.
È il momento che qualcuno vi ricordi chi siete. Siete solo titolari di incarichi pro tempore, pagati con i soldi dei contribuenti, e destinati ad essere giudicati – presto o tardi – dal voto degli elettori. Non siete i proprietari delle nostre vite, né i detentori di una cattedra morale dalla quale rieducarci. Volponi come siete, avete costruito un doppio standard da manuale: se le cose vanno bene, è merito delle autorità; se invece vanno male, è colpa dei cittadini “irresponsabili”. A questo gioco non ci stiamo più: e non solo perché è inaccettabile da un punto di vista liberale, ma perché è anche scopertamente disonesto.
Disonesto, perché occulta ciò che dovrebbe essere al centro della discussione pubblica: e cioè non il comportamento dei cittadini, ma ciò che le istituzioni stanno o non stanno facendo. Parlare della vostra debacle sulle mascherine è ormai perfino stucchevole, così come è ormai irritante sentirvi balbettare a forza di futuro (“faremo”) e di gerundio (“stiamo facendo”) sulle impalpabili misure economiche del governo.
E allora tanto vale accendere i riflettori sull’ultima vergogna, la più incredibile. Erano stati promessi, per questa mitica “fase 2”, due milioni e mezzo di tamponi. Ora, però, la notizia (tuttora non smentita) è che ci sarebbero i bastoncini ma non i reagenti in quantità sufficiente. Morale: è come se avessimo due milioni e mezzo di cotton fioc… Solo la gentilezza e l’enorme, insospettabile, eccessiva pazienza degli italiani impedisce a molti di dire che uso se ne potrebbe fare.
Daniele Capezzone, 11 maggio 2020