Coronavirus, primi casi già nel 2018?

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Quando è cominciato tutto? Si cerca ancora il paziente zero. A gennaio? In Italia? in Germania? In Lombardia? A Codogno? Siamo sicuri che ci sia un paziente zero? Provate a fare un giro con me sulle testate locali della Lombardia e non solo, e ne scopriremo delle belle. È bastata una ricerca su google per avere una serie infinita d’informazioni dalle edizioni locali dei giornali di provincia, soprattutto dell’area lombarda. Cosa emerge?

Che con forme diverse forse il Coronavirus è in giro nella nostra penisola, ma magari con virulenza differente, ormai da più di un anno. Gli articoli che riporto sono tratti da testate che sono fedeli narratrici di cosa accade nei loro territori, soprattutto lì dove si stanno registrando la maggior parte degli episodi. A volte, vedete, basta leggere i giornali, interpretare correttamente la realtà e capire dove e come orientarsi. Quando si dice che la lettura allunga la vita:

Il Giorno. Brescia, 11 dicembre 2018 

Ci vorranno un paio di anni per capire le cause dell’epidemia di polmonite e legionella che ha colpito un’ampia zona della Bassa Bresciana e dell’Alto Mantovano. E probabilmente servirà uno studio epidemiologico, come quelli messi in atto nei siti inquinati di interesse nazionale. A tre mesi dall’inizio dell’epidemia ci sono ancora poche certezze. Si sa che ci sono stati 878 casi di polmonite tra inizio settembre e metà ottobre. Nel Bresciano ce ne sono stati 766, di cui 224 in 7 comuni lungo il fiume Chiese: l’anno prima erano stati solo 36. Le analisi per ora hanno confermato 103 casi di legionella. Ats Brescia, con Istituto superiore di sanità e Assessorato regionale alla salute concordano sulla necessità di proseguire la ricerca. «Le 103 positività – sottolinea il direttore generale Ats Brescia Carmelo Scarcella – non giustificano l’enorme numero di polmoniti, è possibile che ci siano cause diverse. Dobbiamo capire cos’altro andare a cercare e mettere in campo uno studio di popolazione analogo a quello sull’area Caffaro». Ovvero il grande sito chimico i cui effetti hanno colpito duramente l’area bresciana. Dalle analisi sui 308 campioni biologici condotte dall’Istituto superiore di sanità emerge che solo 10 positività sono legate alla legionella pneumophila di tipo 1 (quella più comune); i restanti 93 appartengono al tipo 2-15.

Gazzetta di Mantova, 23 settembre 2018

Alto mantovano. Ancora nuovi casi di ricoveri per polmoniti batteriche. Nonostante già una settimana fa l’assessore lombardo al welfare Giulio Gallera avesse dichiarata esaurita la fase di picco dell’epidemia, in realtà gli accessi ai pronto soccorso del Mantovano registrano continui aumenti. Sabato 22 settembre altri quattro al Poma di Mantova, fra i quali un operaio castiglionese ed un 30enne. Una situazione che tiene in forte apprensione i residenti dell’area colpita. Una quarantina di Comuni fra Bresciano e mantovano disposti sulle due rive del fiume Chiese. All’ospedale di Mantova è stata svolta l’autopsia sul 90 enne di Remedello, i cui funerali sono stati fermati in extremis. «Non abbiamo ancora fissato la data dei funerali – dice la figlia che abita ad Asola – Lo faremo lunedì 24 settembre. Quella del 90 enne è la seconda autopsia nel giro di pochi giorni. La prima è stata su un 57enne, sempre di Remedello, spirato all’ospedale di Pavia dopo essere stato ricoverato ad Asola e poi a Mantova.

Proseguono anche gli accertamenti di carattere ambientale. Dalla Cartiera di Montichiari, dopo successive indagini, è stata esclusa la presenza di legionella, il batterio che provoca la polmonite partendo dall’acqua e diffondendosi nell’aria sotto forma di aerosol, mentre rimane l’obbligo di sanificazione per le altre 6 torri di raffreddamento in due aziende (le acciaierie di Calvisano e la Gkn Wheel di Carpenedolo). Al momento sono oltre 500 i contagiati da polmoniti batteriche, nei quali circa 50 è stata accertata la presenza della legionella come causa. In ospedale restano al momento circa 140 pazienti, i decessi sono sempre 5.

Intanto l’associazione “Giustizia per le vittime dell’inquinamento ambientale” ha proposto attraverso il referente Carmine Piccolo, di Ghedi (Corsa per la vita) la creazione di un Comitato che dovrebbe nascere la prossima settimana a Montichiari. Scopo, tenere informata la gente sull’epidemia, verificare possibili azioni legali, rimborsi per le spese mediche di chi si cura a casa. Le prime iniziative potrebbero essere mercoledì sera a Montichiari con cartelli e protesta prima del consiglio comunale e un’analoga iniziativa a Calvisano prima del consiglio sabato prossimo alle 10.

A Canneto sull’Oglio, organizzato da “Canneto in Movimento” si è tenuto un incontro pubblico con l’onorevole M5S Alberto Zolezzi, della Commissione Ambiente, ma anche medico pneumologo e Luigi Gaetti, sottosegretario all’Interno e medico anatomopatologo. Incontro dal quale è emerso forte il tema dello spargimento di fanghi nella zona in grado di inquinare anche le acque.

Voce di Mantova, 5 Febbraio 2019

Una ventina di casi di polmonite cui trovare un posto letto, tutti anziani ricoverati ieri al Poma nonostante l’ospedale stia letteralmente scoppiando tanta è l’affluenza in questo iniziao di febbraio. Il picco dell’influenza sarà anche superato, ma la cosiddetta fase calante ancora non si vede, non nelle corsie del pronto soccorso del Carlo Poma che ieri mattina erano affollate come nei giorni peggiori dell’ondata di casi di influenza 2019, che secondo gli esperti sarebbero caduti nella seconda metà dello scorso mese di gennaio. Stando a quel che si poteva vedere ieri mattina al Poma, la stragrande maggioranza dei pazienti che hanno affollato le corsie del pronto soccorso non si è probabilmente resa conto che gennaio è passato. Lo stesso possono dirlo anche gli operatori sanitari, tra medici e infermieri dei reparti di medicina in particolare dei vari plessi ospedalieri della provincia, dove trovare un posto-letto libero rientra nella categoria mission impossible.

L’ondata di influenze di questo inizio febbraio sta colpendo prevalentemente le persone anziane con una percentuale sempre più alta di casi di polmonite; ieri ne sono stati valutati circa 22 tra casi sospetti e confermati. Secondo i medici del Poma questa escalation di polmoniti potrebbe essere un effetto collaterale dell’influenza vera e propria: anziani che già soffrono di patologie croniche sono di fatto soggetti perennemente a rischio a livello polmonare, soprattutto gli over 70, che ieri come già nelle scorse settimane affollavano le corsie del reparto stipati su delle barelle in attesa che si liberi un posto-letto da qualche parte. Di fatto un’emergenza a ciclo continuo quella cui si assiste in questo periodo negli ospedali mantovani in generale e in quello cittadino in particolare, dove alla dimissione di un paziente segue l’immediato ricovero di un nuovo paziente.

Il Resto del Carlino. Ascoli Piceno, 5 febbraio 2019 

Un uomo di 74 anni è morto due giorni fa in seguito alle complicazioni derivanti da un’acuta polmonite. Altre quattro persone si trovano ricoverate in gravi condizioni per gli stessi motivi. E’ questa la situazione all’ospedale Mazzoni, dove quest’anno i ricoveri legati all’influenza sembrano in aumento rispetto alle passate stagioni. Dei quattro pazienti gravi, una donna di 55 anni è stata trasferita a Bologna per essere sottoposta a trattamenti specifici di ossigenazione. Gli altri sono ricoverati nel reparto di Rianimazione, dove sono tenuti sotto stretta osservazione. Insomma il quadro non è dei più rassicuranti. Anche perché il motivo potrebbe proprio risiedere nella particolare aggressività del virus influenzale H1N1.

Almeno in un caso, dei quattro presi in esame, è stato accertato che si è di fronte a una polmonite virale ma anche gli altri sono fortemente sospetti. Per saperlo con esattezza bisognerà attendere i risultati definitivi degli esami virologici che sono stati inviati all’ospedale regionale di Torrette, ad Ancona.

Va chiarito che ogni anno situazioni di questo genere si verificano nel periodo invernale e dunque nessuno vuole lanciare allarmi particolari. Ma che il virus influenzale sia quest’anno più aggressivo del solito è più che un’ipotesi. I medici stanno facendo di tutto per agire con tempestività e individuare fin da subito i focolai di polmonite per trattarli nella maniera ottimale. Ma spesso a queste patologie si associano anche situazioni pregresse da parte del paziente, come pure è noto che gli anziani e i bambini rappresentano generalmente la fascia di popolazione più a rischio.

Che si tratti di influenza o meno, i consigli restano gli stessi: ora non serve più vaccinarsi, anche se rimane il principale strumento di prevenzione dell’influenza. In questo momento è necessario mettere in atto misure per ridurre la trasmissione. Ovvero, lavarsi frequentemente le mani, avere una buona igiene respiratoria, coprirsi bocca e naso quando si tossisce, lavarsi le mani anche dopo essersi soffiati il naso e poi, soprattutto, non bisogna fare gli eroi e ai primi sintomi è preferibile l’isolamento volontario a casa. Infine, per chi sta a contatto con persone affette da gravi patologie, è consigliabile indossare la mascherina.

Ansa – Montevarchi (Arezzo), 7 febbraio 2019

Una donna di 45 anni è morta all’ospedale valdarnese della Gruccia, a Montevarchi (Arezzo), per una rarissima complicazione da polmonite contratta con l’influenza. La 45enne, che lavorava nel Chianti e non era vaccinata, era stata ricoverata in ospedale il 4 febbraio ed è morta il giorno successivo nel reparto di terapia intensiva, dov’era stata sottoposta a tutte le procedure del caso. Per approfondire quanto accaduto, l’Asl Toscana sud est ha chiesto il ‘riscontro diagnostico’ che servirà a capire le cause del decesso.

L’Azienda rassicura la popolazione: “non sono necessari interventi di profilassi nelle persone vicine alla donna” e spiega che non è stato applicato nessun provvedimento di carattere ambientale poiché la trasmissione di questo tipo di virus avviene per contatto interumano diretto. Profondo cordoglio dall’intera comunità valdarnese dove la donna era conosciuta. I funerali si terranno domani, 8 febbraio alle 15.00 nella chiesa della Gruccia a San Giovanni.

www.rsi.ch. Vallemaggia (Canton Ticino), 6 giugno 2019

Almeno una decina di casi di polmonite atipica si sono verificati nelle ultime settimane in Vallemaggia. Le analisi di laboratorio hanno permesso di diagnosticare la febbre Q causata dal batterio Coxiella burnetii, presente in un centinaio di capre infette. La malattia viene trasmessa dagli animali all’uomo (specie detentori di bestiame e veterinari) attraverso l’inalazione dei batteri, rende noto il Dipartimento sanità e socialità.

In questi casi ha in genere un decorso asintomatico o di una lieve influenza, ma talvolta può provocare sintomi acuti come febbre e mal di testa, oltre a possibili complicazioni. Si cura con antibiotici. Per ridurre al minimo i rischi di infezione, l’ufficio del veterinario cantonale ha ordinato la vaccinazione di tutti gli animali delle aziende interessate (sono cinque), il divieto di ogni movimento da e per l’azienda (ma non di portarli sugli alpeggi), la disinfezione di stalle e apparecchiature. Prese misure, come l’obbligo di pastorizzazione e il divieto di vendita di formaggio a base di latte crudo, anche per evitare una comunque improbabile trasmissione attraverso prodotti caseari. “Se non in casi rarissimi”, ci ha detto invece il medico cantonale Giorgio Merlani, “la malattia non si trasmette da persona a persona”.

Corriere del Veneto. Belluno, 26 febbraio 2019

Nessuna correlazione con la vicinanza di letto a Sergio Parissenti, l’ex sindaco di Voltago Agordino e dipendente della Provincia morto lo scorso 11 febbraio per le complicazioni polmonari dovute all’influenza. Roberto Faneo, 65 anni, noto imprenditore del settore del legno, ex rugbista, presidente e sponsor con la sua azienda «Antico Cadore» dell’Asd Rugby Belluno negli anni della Serie A2, è spirato domenica notte nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale «San Martino» del capoluogo. Anche lui vittima (la terza nel Bellunese, dopo Parissenti e l’ex benzinaio di Domegge di Cadore Giuseppe De Meio, scomparso lunedì scorso) di un infezione polmonare sopraggiunta in seguito all’influenza che lo aveva colpito nei primi giorni di febbraio.

Faneo, che pare godesse di ottima salute, era stato ricoverato al nosocomio cittadino il 4 febbraio, dopo alcuni giorni nei quali soffriva di dolori alle ossa, pur senza manifestare febbre o raffreddore. Le sue condizioni erano subito apparse serie ai sanitari che ne avevano disposto il ricovero prima in Pneumologia e poi, con l’aggravarsi della malattia, in Terapia intensiva, dove divideva la stanza con Sergio Parissenti, ricoverato due giorni prima di lui dopo un malore accusato alla guida della sua autovettura e morto pochi giorni dopo per un virus polmonare. La circostanza ha fatto da subito mettere in relazione le due morti, ma Raffaele Zanella, direttore dell’ospedale «San Martino» sgombra subito il campo da possibili dubbi. «Nessuna relazione diretta tra i due casi — spiega Zanella — Entrambe le persone sono arrivate in ospedale in condizioni già serie, tanto che ne è stato disposto il ricovero in Terapia intensiva che, va ricordato, al “San Martino” conta su soli 9 posti-letto».

Solo il fato, quindi, sembra aver segnato l’identico destino per Faneo e Parissenti. La scomparsa improvvisa di Faneo ha colto di sorpresa gli amici sportivi di mille battaglie, che hanno affidato ad un messaggio congiunto l’ultimo saluto. «Roberto — si legge — fu uno dei 27 appassionati che rimise in moto la palla ovale a Belluno, dopo alcuni anni di stop». Oltre che pilone di mischia, Faneo è stato abile imprenditore con la sua impresa di parquet. Faneo lascia la moglie Paola Da Gioz e il figlio Gianantonio, oltre alla madre 92enne. Il funerale di Faneo si terrà mercoledì pomeriggio alle 14.30 nella chiesa di Salce, mentre un’altra cerimonia sarà officiata anche alle 16 a Cadola, dove risiede la madre. Intanto, dopo aver raggiunto il picco virale tra fine gennaio e inizio febbraio, l’influenza stagionale in Veneto ha iniziato la fase di calo incidentale. Lo rende noto il nono Rapporto epidemiologico regionale, elaborato sui dati raccolti dai 116 medici di famiglia della rete «sentinella». Ma l’influenza quest’anno ha colpito duro, lasciando sul campo 13 vittime, 3 nel Bellunese.

La Provincia Pavese, 5 settembre 2019

“Nelle acque di Pavia i super batteri resistenti ai farmaci» I risultati dello studio dell’unità di Microbiologia dell’università «Sono immuni agli antibiotici, rischio polmoniti e infezioni.” I super-batteri farmaco resistenti, portatori di polmoniti, infezioni all’intestino e alle vie urinarie, sono in giro per la città. O meglio, nelle sue acque superficiali. Lo prova uno studio fatto da una squadra di ricercatori e professori dell’Unità di Microbiologia del dipartimento di Scienze clinico-chirurgiche dell’università di Pavia, squadra diretta da Roberta Migliavacca e Federica Marchesini.

Libertà. Piacenza, 30 dicembre 2019

Dal 22 dicembre a ieri (29 dicembre) ben 35 pazienti sono stati ricoverati all’ospedale di Piacenza per polmonite. Altri 9 pazienti sono potuti tornare a casa perché non avevano bisogno di fare l’ossigenoterapia. Solo nel giorno di Natale c’è stato un picco di 7 ricoveri. A tracciare il bilancio è il dottor Andrea Vercelli, responsabile del Pronto soccorso di via Taverna.

Il bilancio complessivo vede 44 casi in questi ultimi giorni dell’anno, soprattutto tra le persone anziane. Sotto accusa ci sono specialmente gli sbalzi termici che mettono a dura prova la salute dei piacentini. La guardia resta alta perché presto dovrebbe arrivare anche il picco d’influenza.

La Pneumologia ha chiesto altri posti letto per affrontare un inizio dell’anno che potrebbe rivelarsi critico. Il primario Franco Cosimo insiste nel sottolineare l’importanza di vaccinarsi: “Non soffrono solo gli anziani, anche tra i bimbi sono frequenti tosse, tracheiti e crisi asmatiche”. Disturbi in aumento anche per colpa dell’inquinamento.

La Provincia di Crema, 23 dicembre 2019 

Da tre a cinque casi al giorno, con una percentuale di ricoveri vicina al 50%. È il picco di polmoniti, che sta mettendo alla prova il personale del pronto soccorso dell’ospedale Maggiore. E per rendere le dimensioni del fenomeno, normalmente le diagnosi di infezioni polmonari non superano le tre quotidiane, tra autunno e inverno, con periodi senza che i sanitari cremaschi si debbano occupare di un singolo paziente affetto da questo tipo di patologia. «Negli ultimi tre mesi — conferma il direttore sanitario dell’Ats cremasca, Roberto Sfogliarini — abbiamo avuto 18 degenti per polmonite, mentre da cinque giorni a questa parte sono state 12 quelle accertate, una delle quali è pediatrica e con paziente trattenuto». «Non va comunque dimenticato che attendevamo l’aumento di accessi (presenze al padiglione di urgenza Ndr) per via delle complicanze dell’influenza, che si stanno già facendo sentire», tiene comunque a puntualizzare il medico.

Leopoldo Gasbarro, 7 marzo 2020

 

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