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Corruzione a Cinque Stelle

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La legge “spazzacorrotti” spazzerà via il Movimento dei figli delle stelle? Sarebbe davvero paradossale se una legge voluta dallo sgraziato ministro di Grazia e Giustizia, Alfonso Bonafede, per arrestare i corrotti arrestasse gli onesti incorruttibili del M5S. Ma non c’è poi tanto da stupirsi perché, come disse una volta Vittorio Feltri con tono hegeliano, il paradosso è la verità che fa le capriole. E di capitomboli nella storia della rivoluzione all’italiana del Movimento del direttorio di Casaleggio-Grillo-Di Maio ce ne sono, ormai, già tanti. La “questione romana” dell’amministrazione grillina di Virginia Raggi, ad esempio, è solo una delle tante capriole della verità che viene a galla e racconta una storiella così palesemente fallimentare che l’arresto di Marcello De Vito non si può declassare a isolata mela marcia perché non è il primo e unico arresto ma l’ultimo di una serie di arresti.

Il primo a finire in galera fu Raffaele Marra, braccio destro di Virginia. Venne poi la volta dell’arresto di Luca Lanzalone, altro uomo di fiducia di Virginia. Come è possibile che un’amministrazione che ha fatto dell’Onestà la sua guida politica, morale, ontologica, teologica conti tutti questi arresti? Secondo l’ex assessore Paolo Berdini, che la stessa Virginia volle all’Urbanistica, tutto ruota intorno al progetto dello Stadio a Tor di Valle che la stessa Raggi prima non voleva ma poi accettò. Quando? “Dopo essere stata commissariata dal M5S nazionale  – dice l’ex assessore Bernardini in un’intervista al Corriere della Sera – la Raggi sullo stadio cambia linea (…). Dal no secco si passa a mia insaputa al sì, con le cubature addirittura aumentate rispetto a Marino. E me ne sono andato”. Il teorema della mela marcia non regge. È la politica del M5S che è corrotta ma  – e qui è il punto –  non penalmente, che è eventuale malaffare che riguarda la magistratura, bensì politicamente che è affare che riguarda gli Italiani che, purtroppo, per i loro comodi vanno dietro agli incantatori di serpenti e ai ricercatori di capri espiatori.

A Luigi Di Maio piace molto ma proprio molto recitare la parte dell’Incorruttibile. Come se fosse Robespierre. Ma anche Maximilien, che usò la ghigliottina per tagliare la testa a Luigi XVI, finì per perdere la testa sul patibolo. E volete che Di Maio, che porta anche il nome del sovrano decollato, non riuscirà con la sua onestissima fallimentare politica giustizialista a perdere la testa al modo in cui Martin per un punto perse la cappa?

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