Cortocircuito liberal: il “loro” sindaco islamico vieta le bandiere gay

Negli Usa il caso di Amer Ghalib, sindaco di Hamtramck. Il Consiglio comunale, a maggioranza musulmana, contro il Gay Pride. E i liberal impazziscono

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Contro gli islamofobi, tifi il candidato musulmano a sindaco della città. Contro gli omofobi ti mobiliti per scendere in piazza a suon di Gay Pride. Ma cosa fai se il sindaco della tua città, musulmano, quindi perfettamente progressista, vieta le bandiere del Pride lgbt? Con chi ti schieri? È un casino. O meglio è il cortocircuito ideologico in cui sempre più spesso cade questo frullato di “-ismi” che è diventato la sinistra e che in questi giorni ha preso le sembianze di Amer Ghalib, sindaco di Hamtramck, sobborgo di 30mila anime alle porte di Detroit. Il pover’uomo a novembre di due anni fa era diventato l’idolo dei Democratici dopo la vittoria elettorale che metteva al nudo la “retorica islamofoba” di Donald Trump. Tutto rose e fiori, se non fosse che un anno e mezzo dopo i dem si sono dovuti ricredere.

Nei giorni scorsi infatti il Consiglio comunale (che dal dal 2015 è a maggioranza musulmana) ha deciso di vietare per sempre l’esposizione di bandiere arcobaleno sugli edifici pubblici durante il “Prode Month”. Grida di giubilo da parte dei residenti islamici, che di unioni gay non vogliono sentirne parlare neppure in lontananza. E grande delusione per i liberal Usa, che due anni fa avevano appoggiato con tutte le loro forze Ghalib in chiave anti-Trump e multiculturale e adesso si ritrovano con una maggioranza che loro stessi definirebbero “omofoba”. Alcuni rappresentanti dei musulmani, scrive Repubblica oggi, avrebbero addirittura invitato gli omosessuali “a restare chiusi in casa”. Uno schiaffone per la sinistra. “C’è un senso di tradimento”, ha detto l’ex sindaco di Hamtramck Karen Majewski, di origine polacca. “Vi abbiamo sostenuto quando siete stati minacciati, e ora i nostri diritti sono minacciati, e siete voi a minacciare”.

O meglio, è l’effetto scontato del minestrone ideologico di cui parlavamo prima. La sinistra liberal va dietro a tutte le rivendicazioni trasformandole sempre e comunque in diritti. Si dichiara femminista, però spacca il mondo femminista appoggiando l’ideologia gender che abbatte le differenze. Appoggia i candidati islamici, dimenticandosi che è proprio nel mondo musulmano che ancora serpeggia gran parte dell’avversione alle unioni tra persone dello stesso sesso. Si spaccia a difesa dei lavoratori, però poi appoggia politiche green che rischiano di abbattere il potere d’acquisto e distruggere il lavoro di milioni di persone. Sul fronte multiculturale, il rischio cortocircuito è dietro l’angolo: l’immigrazione, soprattutto in certe zone degli Usa, è a maggioranza di provenienza da Paesi musulmani. La sinistra laicista, liberal e femminista si è fatta loro protettrice, sperando magari di conquistarne un giorno il voto, senza però contare che spesso gli elettori immigrati conservano un substrato culturale e politico conservatore, spesso ben più dei conservatori americani e occidentali. Il risultato è rappresentato alla perfezione dalla nemesi del caso

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