Cronaca

Cortocircuito rosso: “liberate lo straniero”, condannato per stupro di gruppo

Un documento rivendica l’assalto alle forze di polizia a Torino: “Inceppare il trasferimento in un Cpr”. Ecco il “curriculum” dell’arrestato

polizia torino

Abbiamo passato mesi e mesi a parlare di patriarcato, di femminismo, dell’importanza di credere alle donne e di punire gli uomini violenti. E adesso i centri sociali o gli autonomi, chiamateli anarchici se volete, si inceppano in quello che è sempre stato il grande quesito della lettura sinistra della realtà: difendere il “compagno” dall’espulsione in quanto straniero, oppure rivendicare i temi cari alle femminst*?

Due giorni fa a Torino un gruppo di anarchici ha preso d’assalto un’auto della polizia che stava portando in questura un pregiudicato per avviare le pratiche di espulsione. Gli antagonisti hanno prima cercato di sabotare gli uffici della Asl dove si svolgono alcune delle operazioni burocratiche utili al rimpatrio, poi si sono radunati sotto gli uffici della polizia torinese e hanno cercato di strappare “con uno slancio di solidarietà” il loro amico dalle “grinfie” degli agenti. Risultato: un poliziotto è rimasto ferito, le immagini hanno fatto il giro d’Italia e hanno provocato un minimo di sdegno, anche se non pari a quello per le manganellate di Pisa. Sergio Mattarella ha telefonato al ministro Piantedosi, esprimendo solidarietà. E Giorgia Meloni ha rimarcato come il raid sia il logico frutto dall’opera di delegittimazione verso le forze dell’ordine che tanti, in questi giorni, stanno portando avanti.

Fatto sta che oggi è apparso un documento che rivendica l’assalto all’auto della polizia, scritto ovviamente rispettando i dettami gender dell’asterisco inclusivo. I rivoltosi definiscono il 31enne “un nostro compagno”, un “nostro amico”, e per questo hanno “tentato il possibile” per “inceppare il suo trasferimento in un Cpr” dove, delirano, potrebbe essere “torturato” per poi un giorno “arrivare alla deportazione”. Gli anarchici sono convinti che il sistema delle espulsioni abbia tanti “tasselli” e che siano a loro modo “vulnerabili”, come dimostrato dalla “sorpresa degli sbirri nel dover gestire” quanto successo due giorni fa. Il 10 marzo è previsto un nuovo presidio sotto le mura del Cpr di via Corelli a Milano dove si trova il loro amico di origine marocchina. Saranno in tanti a ricordare che “i poliziotti non picchiano solo ai cortei, non colpiscono solo gli avversari di questo o quel governo” ma “pestano tutti i giorni, per garantire a suon di botte che la società dello sfruttamento rimanga tale“.

Piccolo problema. Il giovane immigrato non è stato fermato dalle forze dell’ordine per divertimento. Il 31enne è irregolare sul territorio italiano (fatto che, di per sé, basterebbe a giustificarne il fermo). Ma è pure pluripregiudicato e già raggiunto da un decreto di espulsione nel 2022. Il “compagno” può vantare un curriculum di tutto rispetto, secondo La Presse: 13 condanne sulle spalle, tra cui una per violenza sessuale di gruppo. I poliziotti sono riusciti ad ammanettarlo nella notte tra il 27 e il 28 febbraio mentre imbrattava i muri di un sottopassaggio con scritte offensive proprio verso la polizia. Niente di strano, dunque: un signore pregiudicato, che non ha osservato l’ordine di espulsione e che imbratta i muri, come minimo finisce in carcere e il prima possibile di nuovo al Paese d’origine. Per questo è stato trasferito prima negli uffici immigrazione, poi all’Asl per un controllo e infine nel Cpr, nonostante il tentativo violento di liberarlo messo in atto dai suoi sodali. Sono 15 le persone denunciate per resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento.

Franco Lodige, 1 marzo 2024

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