Politica

Corvetto, il Pd coccola i rivoltosi: va in piazza con gli amici di Ramy

La dem Carmela Rozza: “Sarò in prima fila con loro”. E Sala punta il dito contro il centrodestra: “Fomenta”

Caos Milano Ramy 1

Proseguono le indagini sulla morte di Ramy Elgaml, il 19enne deceduto a bordo di uno scooter durante un inseguimento con i carabinieri. Gli investigatori sono alla ricerca di altri video, di privati, ed eventuali testimoni per eliminare ogni dubbio su quanto accaduto la notte di domenica 24 novembre. Al momento risultano iscritti nel registro degli indagati per omicidio stradale in concorso, a garanzia e per tutti gli accertamenti, il carabiniere che era alla guida della macchina di servizio e il 22enne tunisino che guidava lo scooter, ma la situazione nel quartiere Corvetto resta rovente. Gli amici della vittima hanno trasformato la zona in una banlieue parigina e ora possono contare anche sulla vicinanza del Partito Democratico.

Il Pd in piazza

Arrabbiati e addolorati per la morte dell’amico, i conoscenti di Ramy hanno parlato con la consigliera regionale dem Carmela Rozza. “Chi ha messo a ferro e fuoco il quartiere non eravamo noi. Era gente che veniva da fuori”, hanno tenuto a precisare, anche se resta da capire chi siano i veri responsabili della rivolta che ha sconvolto l’intero quartiere. Il gruppo ha anche reso noto di voler organizzare una manifestazione pacifica e istituire un’associazione per il diciannovenne. “I ragazzi pensano a una nuova manifestazione pacifica autorizzata per chiedere verità per Ramy”, ha spiegato l’ex assessore alla Sicurezza di Milano: “E ho detto che se sarà pacifica e autorizzata sarò in prima fila con loro. Gli ho anche assicurato che se vorranno fare un’associazione intitolata a lui, avranno il mio sostegno e alcuni di loro hanno risposto che ci stavano pensando”.

Cosa non torna

Sia chiaro: gli amici di Ramy hanno tutto il diritto di chiedere giustizia. Ed è comprensibile che il padre voglia conoscere per filo e per segno cosa è successo quella notte. Fa specie, tuttavia, che un rappresentante delle istituzioni del Partito Democratico si fiondi al fianco dei giovani di Corvetto. E non tanto per le rivolte, visto che giurano di non essere stati loro a spaccare tutto (la consigliera ne è certa?); ma perché essere “in prima fila” con chi ritiene che Ramy sia stato di fatto ucciso dal carabiniere significa, quando ancora le indagini sono in corso, dare per buona l’ipotesi che il militare abbia volontariamente speronato lo scooter dei due giovani. Diamo per scontato, e non lo è, che un contatto tra la moto e la gazzella ci sia stato: la Rozza, pronta a schierarsi con gli amici di Ramy, ha qualche elemento per ipotizzare che il carabiniere l’abbia fatto volontariamente? E soprattutto, anche l’incidente si fosse verificato, dare corda alle rivendicazioni di chi oggi grida all’omicidio stradale non tiene conto del fatto che Ramy e l’amico tunisino erano scappati da un posto di blocco, si erano fatti inseguire dalle forze dell’ordine senza fermarsi e avevano imboccato una strada contromano. Ramy, a quanto pare, non aveva indosso neppure il casco. L’unica verità, ad oggi, è che il giovane di Corvetto sarebbe ancora vivo se lui e l’amico si fossero fermati – come richiesto dalla legge – all’alt dei carabinieri.

Majorino a Corvetto

La Rozza non era l’unica piddina presente al Corvetto. Al suo fianco il capogruppo in consiglio regionale Pierfrancesco Majorino, che ha messo subito in evidenza la necessità di mettere in campo interventi, anche innovativi rispetto al passato, di piena inclusione sociale e recupero, a partire da interventi di rigenerazione urbana: “Ad esempio serve intervenire sulla disastrosa gestione delle case Aler, questione che è parte integrante del problema dello sviluppo delle nostre cosiddette periferie”. Sulla rivolta che ha messo a ferro e fuoco la zona nemmeno una parola. Solo un plauso – meritato – al padre di Ramy, che ha condannato ogni forma di violenza, sottolineando “la necessità di ricercare la verità rispetto a quanto accaduto”.

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Dopo giorni di silenzio, parla Sala

A proposito di sinistra, non poteva mancare il sindaco di Milano Beppe Sala. Lo stesso primo cittadino che parla di percezione e non di reale emergenza sicurezza nella sua città. Oppure che punta il dito contro i giornali “delle destre”, rei di riportare i fatti di cronaca. Ebbene, il sindaco green come prima cosa ha voluto accusare la destra: “Capisco che alla destra piaccia fomentare queste situazioni ma sono qui oggi per continuare a dire che Milano resterà una città accogliente, che noi facciamo un bagno di realismo e nel realismo le migrazioni ci sono sempre state e sempre ci saranno. Ma le regole vanno rispettate”. Sì, avete letto bene: la priorità in questa vicenda è stigmatizzare la destra che, a suo parere, ama “fomentare queste situazioni”. Robe da matti.

Per Sala il Corvetto è un quartiere delicato ma la sua giunta ci sta lavorando attraverso tante associazioni. “A slogan non si va da nessuna parte” ha ammonito il sindaco, dimenticando che buona parte del suo lavoro è basato proprio sugli slogan. “Certo che siamo preoccupati ma al contempo sappiamo che certe situazioni fanno parte anche della complessità del mondo che viviamo” ha aggiunto, spiegando dunque le pericolose rivolte con la “complessità del reale”. Incredibile davvero. E ancora: “Serve maggiore presenza nei quartieri ma su questo ho la coscienza a posto perché il lavoro che stiamo facendo sulla polizia locale dimostra che a occhi attenti ci sono più vigili in strada”.

Discorso diverso per la mancanza di luoghi di aggregazione per questi ragazzi di seconda o terza generazione di immigrati che finiscono per sentirsi un po’ isolati: “Sì mancano, non c’è dubbio e questa è una nostra responsabilità, una responsabilità dell’Amministrazione comunale. È vero che al Corvetto c’è tanto terzo settore, ma ad esempio anche nella zona popolare di San Siro abbiamo meno luoghi di una volta per cercare di integrare e di convincere questi ragazzi che possono essere delusi dalle aspettative che avevano qui in Italia”. Un timido mea culpa, non quello che si aspetterebbe visto quanto accaduto dalla morte di Ramy in poi: in ordine sparso assalti a mezzi pubblici, incendi di cassonetti o di estintori per strada, petardi e fumogeni lanciati contro i poliziotti in assetto anti sommossa.

Franco Lodige, 28 novembre 2024

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