Cronaca

Corvetto, l’esito dell’autopsia: ecco come è morto Ramy

La folle corsa di 8 chilometri, poi l’impatto: l’ipotesi del marciapiede o quella del semaforo caduto

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Ramy Elgaml, il giovane diciannovenne di origini egiziane, ha perso la vita nella notte tra sabato e domenica scorsi. La procura indaga e oggi è stata realizzata l’autopsia sul corpo della vittima. Le analisi hanno permesso di ricondurre le cause della morte ad un importante danno all’aorta. Nonostante i soccorsi prestati dal vicebrigadiere dei carabinieri, che ha cercato di rianimare il giovane restando in contatto con gli operatori del 118, il destino di Ramy era insomma già segnato. È morto in pochi minuti.

Il tragico evento si è svolto nella notte il 23 e il 24 novembre, all’incrocio fra via Ripamonti e via Quaranta a Milano. Il giovane viaggiava su uno scooter TMax, condotto da un suo amico, Fares Bouzidi, ventiduenne tunisino che ha deciso di ignorare l’alt da parte di una pattuglia dei carabinieri all’altezza di via Rosales, innescando un lungo inseguimento. Erano le 3.40 di notte. La loro corsa si è prolungata per otto chilometri, punteggiata da manovre azzardate, strade prese contromano e una velocità imprudente, che si è conclusa in tragedia con la perdita di controllo del mezzo e il successivo impatto mortale. Ramy era senza casco, perso durante la folle corsa.

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Le indagini sull’accaduto sono state avviate immediatamente, portando all’iscrizione nel registro degli indagati sia di Bouzidi (ancora in coma al Policlinico, piantonato dalle forze dell’ordine) che del vicebrigadiere che guidava l’auto di servizio. L’ipotesi, per entrambi, è quella di omicidio stradale. La Procura, sotto la guida del pm Marco Cirigliano, ha ordinato una serie di perizie tecniche per disvelare i dettagli della dinamica dell’incidente e valutare le responsabilità dei diretti interessati.

Resta da capire, infatti, cosa abbia provocato la lesione dell’aorta di Ramy, se l’urto con il marciapiede dovuto alla caduta oppure il palo del semaforo che, dopo essere stato abbattuto dall’auto dei carabinieri, gli è cascato addosso. Stando a quanto trapelato in questi giorni, benché alcuni video mostrino l’auto dell’Arma e lo scooter molto vicini, non vi è la certezza che i due veicoli si siano effettivamente toccati. Secondo l’Adnkronos, “dai primi accertamenti eseguiti nell’istituto di Medicina legale, alla presenza delle parti, nulla legherebbe la morte a un urto con la gazzella dell’Arma, ma il decesso è probabilmente riconducibile all”impatto’ con ‘il palo semaforico’ presente all’incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta”.

Per quanto riguarda il 22enne tunisino che era alla guida, la gip Marta Pollicino ha convalidato l’arresto per resistenza aggravata e ha disposto gli arresti domiciliari data la giovane età e la disponibilità della sorella ad accoglierlo in casa. La procura aveva chiesto per lui il carcere. Il giovane andrà ai domiciliari solo dopo il via libera dei medici, quando i magistrati potrebbero anche interrogarlo.