Cosa c’entra uno sciopero contro la manovra del governo con la morte di un diciannovenne caduto da uno scooter mentre scappava dai carabinieri al Corvetto? Non è una domanda assurda, ma legata indissolubilmente alla realtà. Oggi, in occasione dello sciopero generale indetto dai sindacati, in diverse piazze i (presunti) rappresentanti dei lavoratori hanno colto l’occasione per ricordare la morte di Ramy, andando anche oltre. Sì, perchè non sono mancati gli attacchi frontali alle forze dell’ordine, ree di garantire ordine e sicurezza nelle città, così come non sono venuti meno i tentativi di soffiare sul fuoco. Del resto parliamo degli “allievi” di quel leader sindacale – Maurizio Landini – che desidera la rivolta sociale.
Ramy è stato ricordato al corteo milanese organizzato dai sindacati di base da un esponente di Adl Cobas che ha subito chiarito la sua posizione sulla vicenda: “Volevo ricordare Ramy, ammazzato dai carabinieri“. Sì, avete letto bene: ammazzato dai carabinieri. Forse il sindacalista munito di megafono non ha letto la dinamica dei fatti o forse ha preferito raccontare la sua teoria, che non corrisponde minimamente alla realtà.
Ovviamente nel mirino sono finite le istituzioni, dito puntato contro il governo ma anche contro il sindaco Beppe Sala: “Sindaco, vergogna. Vergogna perché le nostre sono periferie abbandonate, sono volutamente dei ghetti dove non c’è niente, dove l’economia di guerra colpisce più forte che altrove, perché i tagli che vengono fatte nelle scuole delle periferie sono dolorosi. Quindi, volevo ricordare Ramy e volevo ricordare al governo che non abbiamo bisogno di 600 carabinieri in più, possibili assassini. Abbiamo bisogno di soldi per la scuola, per i servizi sociali, per i giovani sempre più precari e abbandonati a loro stessi”.
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È accettabile che un esponente del sindacato si rivolga in questi termini ai carabinieri? È possibile che dopo ore da quelle vergognose parole nessuno abbia chiesto scusa? Un’uscita clamorosamente fuori luogo, che non può passare inosservata. Ma non è tutto. Perchè anche la Cgil si è contraddistinta sul tema. In prima fila contro la legge di bilancio, il sindacato di Maurizio Landini a invitato gli italiani a “scegliere da che parte stare”. Ma in che senso? Ecco la pseudo-analisi del segretario della Camera del Lavoro Luca Stanzione: “Guardiamo a quello che succede nella nostra meravigliosa città dal punto di vista di un padre, di una madre, magari immigrati come sono state le nostre madri e i nostri padri, che hanno vissuto solo nella speranza che la vita dei loro figli valesse la pena di essere vissuta appieno […] Siamo tutti oggi madri e padri di Ramy. Un ragazzo che muore inseguito dalle forze dello Stato, persone pagate una miseria lanciate nelle strade a rincorrere e soccorrere da sole mentre il mondo grida e sbraita”.
I sindacalisti dimenticano perchè Ramy era inseguito dai carabinieri e lo fanno volutamente, perchè altrimenti i loro discorsi da compagni in stile Ilaria Slis si sgretolerebbero. Ogni morte è una sconfitta, ma il diciannovenne non era inseguito senza motivo, ma per aver saltato un posto di blocco e aver sfrecciato per le vie di Milano in contromano, senza casco e senza patente. Come si può attaccare in questo modo le forze dell’ordine? Soprattutto se l’agente che era alla guida è finito tra gli indagati e sarà costretto a pagarsi un avvocato per difendersi? Robe da matti.
Franco Lodige, 29 novembre 2024
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