Cronaca

Corvetto, onore al padre di Ramy che ripudia le violenze

Nel frattempo sapete chi ha maggiore dignità rispetto a tutto quello che sta succedendo a Corvetto? Il padre di Ramy e la fidanzata del giovane.

Questo Ramy è un ragazzo che è morto mentre scappava da una volante dei Carabinieri che lo inseguiva per Milano. È morto perché non si è fermato al posto blocco ed è fuggito per 8 km, poi lo scooter è uscito di strada e lui probabilmente è finito contro un palo del semaforo. Tragedia incredibile.

La tragedia incredibile nasce però non da chissà quali colpe dei Carabinieri, non dalla colpa della società, ma dal fatto che Ramy e l’amico non abbiano fatto il loro dovere di cittadini, cioè quello di fermarsi davanti a un blocco di polizia e spiegare quali erano le loro ragioni. Se ne avevano.

Il punto sostanziale è che il padre di Ramy è addolorato e il padre di una persona che muore ha per me una specie di indulgenza verso tutto quello che dice. Ma lui ha avuto la lucidità per affermare che “questa sera la manifestazione per Ramy non la fate perché io non voglio fuoco, non voglio scontri, non voglio violenza. È un ragazzo che si sentiva italiano, che si sentiva milanese e che non ha nulla a che vedere con gli scontri che stanno avvenendo”.

La dignità di questo padre, che si sarà fatto un culo tanto per farsi accettare in Italia e per far crescere questi figli, ti riempie il cuore. E non ha nulla a che vedere con quei balordi che vanno a fare a casino nelle città e neppure con gli arcivescovi che ci spiegano dall’alto dei loro pulpiti che dobbiamo “imparare a conoscerli”. No, li conosce e ci parla il padre di Ramy. E dice loro “non fate casino”.

dalla Zuppa di Porro

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