Corvetto, tanti italiani si schierano: raccolti 30mila euro per il carabiniere

Un successo la raccolta fondi per il vicebrigadiere indagato per la morte di Ramy Elgaml dopo l’inseguimento

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ramy corvetto

Il caso del vicebrigadiere indagato per la morte di Ramy Elgaml a Corvetto ha suscitato reazioni in molti cittadini. Ed ha così avuto grande successo la raccolta fondi lanciata dai colleghi e dagli amici del militare, che hanno permesso di raccogliere quasi 30mila euro. La cifra, racimolata in pochi giorni, denota una solidarietà diffusa verso il carabiniere, dimostrando come una parte dell’opinione pubblica si stia schierando apertamente dalla sua parte.

Il dibattito politico

La morte di Ramy Elgaml, il giovane egiziano deceduto dopo un inseguimento con una gazzella dei carabinieri, ha acceso il quartiere milanese di Corvetto, portandolo ad essere lo sfondo di violenti disordini. La scena ricorda episodi occorsi nelle banlieue parigine, con aggressioni a mezzi pubblici e incendi vari. E mentre la politica si divide, con la Lega pronta a scendere in piazza domani in nome della legalità, il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha invitato i familiari del ragazzo in Comune. Gli amici di Ramy, invece, hanno organizzato una fiaccolata per domenica sera: il corteo, stavolta, è stato regolarmente anticipato alla Questura e si spera non provochi ulteriore guerriglia urbana.

L’autopsia sul corpo di Ramy

Oggi intanto si è svolta l’autopsia sul corpo della vittima, che secondo le prime analisi sarebbe morto sul colpo. All’esito degli accertamenti, la procura dovrà ascoltare possibili testimoni di quanto successo nella notte tra sabato e domenica scorsi. Gli indagati sono due: il 22 tunisino alla guida del TMax con cui i due amici stavano scappando da un posto di blocco (oltre che per omicidio stradale, è indagato anche per resistenza a pubblico ufficiale); e il vicebrigadiere alla guida dell’auto di servizio. Le autorità giudiziarie hanno iscritto il militare nel registro degli indagati, un atto che la legge prescrive in circostanze come queste, ma che inevitabilmente proietta sull’individuo un’ombra di sospetto e necessità di difesa legale. Da qui l’idea dei colleghi di dedicargli una raccolta fondi.

La raccolta fondi per il carabiniere

“Il Vice Brigadiere, 37 anni, originario del sud, presta servizio al Nucleo Radiomobile di Milano. Sposato con figli piccoli, vive nel Milanese, dove da vent’anni serve l’Arma dei Carabinieri, lo Stato e i cittadini, nella complessa e spesso pericolosa cornice urbana della città di Milano – si legge nella descrizione della “colletta” solidale – Qualche giorno fa, mentre lui e il suo collega svolgevano un consueto posto di controllo lungo una delle vie principali di Milano, uno scooter, con a bordo due passeggeri, al quale intimano l’alt, sfugge ad alta velocità, destando un intuibile sospetto nei due carabinieri. Ne scaturisce un rocambolesco inseguimento al fine di accertare le motivazioni della fuga dei due passeggeri, che rischia di comportare non pochi disagi e pericoli all’incolumità degli utenti della strada”.

Otto chilometri di inseguimento, poi lo scooter cade, finisce fuori strada e Ramy muore. Ma si può davvero incolpare il carabiniere, per questo? “Il dovere di tutelare la sicurezza della collettività e degli utenti della strada, la missione di assicurare alla giustizia chi mette in atto azioni contrarie alla sicurezza e alla legalità, la vocazione di assolvere un lavoro che è pervaso di rischi, incertezze e imprevisti, operativi, giudiziari e legali, sfocia, in questa ennesima occasione critica e drammatica allo stesso tempo, l’iscrizione nel registro degli indagati per omicidio stradale in concorso – scrivono i colleghi Ilario Castello e  Pasquale Griesi – Per quanto venga definito dall’autorità giudiziaria come un ‘atto dovuto’, a garanzia e per tutti gli accertamenti, questa misura, in quel carabiniere comporta, da un giorno all’altro, una serie di difficoltà familiari, lavorative, giudiziarie e soprattutto economiche, e le difficoltà economiche, che scaturiranno in particolare dalle spese legali che il carabiniere dovrà necessariamente sostenere per la sua difesa e l’affermazione della sua innocenza rispetto al drammatico esito del servizio”. Tutti i fondi che risulteranno in eccesso rispetto alle spese legali del vicebrigadiere, verranno poi devolute all’Associazione ONAOMAC (Opera Nazionale Assistenza Orfani Militari Arma Carabinieri) per il sostegno alla crescita, all’istruzione e all’educazione dei giovani figli di carabinieri, rimasti orfani prematuramente.

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