Cosa brama il compagno martire Christian Raimo

Il ministro Valditara e il centrodestra non devono cadere nella trappola del professore. Lasciamolo libero di esprimersi, si danneggia da solo

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Raimo insegnante

Perché trasformarlo in un povero martire del libero pensiero? Perché concedere a costui il favore d’essere elevato allo status di vittima sacrificale della furia censoria del “regime”? Perché regalare a quella sinistra neomarxista che il gradasso in questione rappresenta l’ennesima ghiotta occasione per rievocare il solito vecchio spettro del Ventennio? Sarebbe troppo. Un regalo gratuito che il potenziale destinatario proprio non merita. Anche perché, dopo essere stato allegramente trombato alle ultime elezioni Europee dai compagni Mimmo e Ilaria, lui davvero non aspetta altro. Attende solo di poter essere sanzionato con una sospensione senza stipendio dal suo incarico di docenza per giungere allo scontro frontale con quel Giuseppe Valditara che così tanto detesta ed ergersi a impavido paladino della libertà di espressione. È questo quel che Christian Raimo tanto ardentemente brama. Ed è proprio per questa ragione che l’insegnante romano non perde occasione per scagliarsi veementemente contro il titolare dell’Istruzione adoperando spesso e volentieri un linguaggio da anni di piombo che non si addice ad un educatore. “Colpire”, “educare”, “bersaglio”, sembrano essere infatti i termini della lingua italiana preferiti dal professore. Espressioni distanti anni luce da quelle che normalmente un insegnante dovrebbe utilizzare. Ma Christian Raimo è questo, lo conosciamo bene. Non riesce proprio a esprimersi in pubblico senza condire i suoi ragionamenti con una cospicua dose di irritante provocatorietà e con continui richiami alla violenza, sviscerati un po’ per indole e un po’ nell’intento di guadagnarsi quella scena che così tanto ama.

È fatto così: offende, minaccia, si abbandona in improbabili invettive antifasciste e ripetuti inviti a “colpire”, per poi rifugiarsi un attimo dopo dietro lo scudo protettivo dei compagni komunisti, sempre pronti a sollevare le barricate per correre in suo soccorso e dare il là a sterili processi di martirizzazione in vita. Attacca brutalmente chiunque gli capiti a tiro, se di destra ovviamente, per poi trincerarsi dietro ai soliti richiami alla libertà d’espressione minacciata dall’improvviso ritorno sulla scena delle odiatissime camice nere.

Sempre il solito copione, insomma, sfatto, visto e rivisto. Ridicolo, monotono e controproducente. E soprattutto poco credibile, anche dinanzi agli occhi dei più giovani, ormai loro malgrado abituati alle uscite a vuoto del loro goffo insegnante. Col tempo, hanno imparato a conoscerlo anche loro. Per fortuna. Ragion per cui, si garantisca pure a Raimo la tanto invocata libertà di espressione, sperando che lo stesso possa valere in futuro anche a parti invertite, e si eviti di fare un regalo al professore spalancandogli frettolosamente le porte del martirio come egli stesso vorrebbe.

Tanto chi è Christian Raimo lo si sa, e quel che puntualmente asserisce e con tanto orgoglio rivendica lo qualifica già. Lasciamolo pure libero di esprimersi. Vista l’arguzia, gli argomenti e i modi del soggetto in questione non potrebbe esistere sanzione peggiore.

Salvatore Di Bartolo, 14 ottobre 2024

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