Pillole Ricossiane

Cosa c’è di sinistro dietro l’allarme clima

Gli scritti di Sergio Ricossa, economista e liberale vero, per leggere il presente

ricossa climate change © wildpixel tramite Canva.com

Ad ondate regolari si ripresentano, più o meno ad ogni generazione, i catastrofisti che ci informano della imminente fine del mondo a causa dell’azione dell’uomo. Pochi decenni orsono, la fine si prospettava a causa dell’utilizzo delle risorse energetiche destinate ad esaurirsi di lì a poco. Le suddette tesi erano supportate naturalmente da studi poderosi.

“Il Club di Roma (un’associazione di studiosi di diversi Paesi fondata nel 1968, che intende ‘studiare l’attività umana come sistema globale a scala mondiale’), con la sua insistenza sul pericolo dell’esaurimento delle risorse naturali sul pianeta Terra, rappresentò un punto di vista eccessivamente propenso alla ‘stazionarietà’. Oggi siamo più consapevoli del fatto che, applicando i metodi del Club di Roma a qualunque altra epoca storica, per esempio alla situazione mondiale di diecimila anni fa, si arriva ancora e sempre alla conclusione che le risorse stanno per finire e che l’umanità corre un pericolo mortale”. Sergio Ricossa (Elogio della cattiveria – Società Europea di Edizioni/ Il Giornale – 2016).

Oggi sappiamo che il petrolio non si è esaurito nel giro di qualche decennio da allora, ma anzi la ricerca e l’innovazione tecnologica ci hanno consentito di estrarlo ed utilizzarlo in maniera più efficiente, sviluppando inoltre tecnologie capaci di impiegare nuove fonti di energia alternative e anche più sostenibili. L’innovazione, lo sviluppo economico e tecnologico consentono di aumentare le possibilità di crescere salvaguardando l’ambiante. Per contro, ad ogni fiorire di posizioni allarmiste corrisponde il rinvigorire di posizioni ideologiche che fanno appello alla decrescita, ad un cambio dei costumi consumistici a favore di una società più sobria, con uno stile di vita gradito al pianificatore socialista e improntato alla grande liberatrice e unico rimedio di tutti i mali: l’austerità!

Analogamente, oggi assistiamo alla crescita di posizioni che affermano essere il pianeta prossimo ad una catastrofe climatica dovuta soprattutto all’azione delle attività umane. E questo, per costoro, dovrebbe portare ad un immediato cambiamento del sistema produttivo capitalistico a favore di un sistema di stampo socialista, che sarebbe più olistico, sobrio e per questo più sostenibile. Ogni catastrofe annunciata è buona per tentare, di nuovo, di fermare la crescita economica, ridurre la libertà di impresa ed imporre la gestione del “pianificatore illuminato”.

Il clima sta cambiando, ben inteso, e sul pianeta Terra questo è sempre accaduto e accadrà, soprattutto per cause dovute a fenomeni astronomici e geologici (attività solare e suoi cicli, azione delle correnti oceaniche, eruzioni vulcaniche, etc). Quale sia l’effettivo ruolo dell’attività dell’uomo e quali le possibilità che lo stesso abbia di influenzare l’assetto climatico del pianeta, è oggetto di dibattito serrato e spesso ideologicamente influenzato. Resta il fatto che crescita economica e tutela ambientale vanno di pari passo, essendo i paesi tecnologicamente meno avanzati quelli potenzialmente più inquinanti.

A questo proposito segnaliamo un autore e studioso di questi argomenti, molto interessante anche per la sua vicenda personale di ex attivista ambientalista e ora una delle voci più rigorose nell’analizzare le questioni ambientali e climatiche. Si chiama Bjorn Lomborg, e nella introduzione del suo recente libro dal titolo Falso Allarme, mette in guardia dal tenore apocalittico con cui i media ci stanno informando del fatto che l’umanità avrebbe solo una decina di anni per salvare il pianeta e che la linea ultima per la salvezza della civilizzazione è fissata per il 2030. Questa volta si tratterebbe quindi di aspettare circa sei anni per verificare queste teorie.

Fabrizio Bonali, 21 gennaio 2024