Il podcast di Sallusti

Cosa c’è dietro ai droni sul Cremlino (e cosa ci aspetta adesso)

Il podcast di Alessandro Sallusti del 4 maggio 2023

Due droni nemici arrivano fin sopra il Cremlino, ma sarà vero? Già in tempo di pace è un’impresa, ma in tempo di guerra distinguere tra propaganda e verità è praticamente impossibile. Di ieri è la notizia che due droni armati sono arrivati fin sopra il Cremlino, residenza di Vladimir Putin, e hanno provocato con la loro esplosione un bel po’ di casino. I russi accusano l’Ucraina di aver voluto uccidere il loro leader e minacciano tremenda vendetta. Gli ucraini, viceversa, dicono che è stato un attentato organizzato dai russi stessi.

Proviamo però a ragionare un attimo. È possibile che due piccoli aerei perforino le difese russe, cioè della seconda o terza potenza militare al mondo, e per di più in guerra? In teoria sì, in pratica penso proprio di no, nel senso che per Mosca sarebbe uno smacco pazzesco e vorrebbe dire che la Russia non è quel colosso militare che dice di essere se chiunque può fare viaggiare due bombe per centinaia di chilometri nei suoi cieli diretti niente popò di meno che sulla testa del comandante in capo.

In questo senso sorprende anche la tempestività con cui una debacle del genere è stata pubblicizzata e diffusa con tanto di video dal regime di Mosca di solito assai attento a censurare qualsiasi notizia non gradita. Se ciò non fosse vero, cioè se non fossero stati gli ucraini, restano due ipotesi. La prima, non sono stati gli ucraini bensì i partigiani anti Putin. La seconda, chiunque sia stato, Putin ha lasciato fare, o addirittura ha organizzato, lo spettacolare ha tentato per poter avere mano libera a radere al suolo quel poco di Ucraina a partire dalla capitale Kiev che ancora resta in piedi, che poi è l’unica soluzione per provare a vincere in fretta una guerra che altrimenti si protrarrebbe per anni.

Insomma a me questa storia dei droni sul Cremlino puzza lontano un miglio, ma qualsiasi sia la risposta giusta significa che a Mosca sono sull’orlo del baratro, perché se sono stati gli ucraini vuol dire che la difesa russa è la canna del gas. Se non sono stati gli ucraini vuol dire che l’esercito russo è alla canna del gas e c’è bisogno di un pretesto per far alzare in volo e gettare nella mischia i famosi MiG, perché sul terreno l’esercito non passerebbe mai.

Sapremo mai la verità? Non credo proprio, ma prepariamoci a una nuova ondata di propaganda su entrambi i fronti.