Cosa c’è dietro i bilanci secretati del Bambin Gesù

14.7k 5
generica_porro_1200_3

A Bergoglio non piacciono gli attici e non piace neppure che il suo Bambin Gesù si trasformi da uno degli ospedali pediatrici più rinomati del mondo a una immobiliare con i conti in rosso, a causa di una gestione dissennata. In gran silenzio, com’è nello stile dei Sacri Palazzi, è stato già trovato e rimosso il presunto colpevole, il direttore generale Ruggero Parrotto, voluto dalla presidente Mariella Enoc. Ed è stata Lei stessa a comunicarlo al Santo Padre in un imbarazzato incontro, il 25 luglio, il giorno dopo il drammatico Cda per l’approvazione del bilancio con un ingombrante convitato di pietra, il Segretario di Stato Pietro Parolin, da sempre angelo custode della Presidentessa. Un bilancio secretato, tanto che la società di certificazione Deloitte lo ha licenziato “con validità ai soli usi interni”.

Ma perché? Cosa c’era di così grave da non poter essere reso pubblico? Papa Francesco, che sui conti è attento e oculato, aveva sempre saputo che il suo amatissimo Ospedale viaggiava con un attivo di bilancio del valore di 17,2 milioni di euro, ma forse non gli è stato mai detto che il saldo positivo è stato ottenuto grazie alla somma di 50 milioni presa da un fondo di riserva, definito il tesoretto del Bambino Gesù, in cui ci sono i TFR dei dipendenti, che quindi non sarebbero nelle disponibilità dell’ospedale. Senza questo escamotage contabile, la perdita sarebbe stata di circa 33 milioni.

Ma a cosa è dovuto questo disastro? Non certo ad acquisti di macchinari per la radiologia, l’oncologia, la cardiologia per i bimbi che arrivano da tutto il mondo, grazie anche al concreto aiuto di Bergoglio. Sembra essere, invece, il frutto di investimenti immobiliari non oculati. Cominciamo dalla fine: nel 2018 all’APSA, Amministrazione Patrimonio Sede Apostolica, viene chiesto di acquisire due immobili per conto del Bambin Gesù, cioè un complesso immobiliare in viale di Villa Pamphili per 32,8 milioni di euro e la casa di cura Villa Luisa, per un futuro hospice, per 15,2 milioni, divenuto successivamente incompatibile per la finalità di acquisizione.

Come se non bastasse, c’è anche la scelta più recente di affittare il Palazzo Alicorni, in Via della Conciliazione, per adibirlo a uffici di rappresentanza per i vertici dell’Ospedale. Le foto confermano, com’è naturale per un attico di rappresentanza, la finitura e l’eleganza dei particolari, ben diverse dall’austerità di Santa Marta. E sono ormai troppi a chiedersi se ci fosse realmente bisogno di un attico in via della Conciliazione per una Presidentessa che non trascorre più di tre giorni a Roma.

Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso, costringendo la Enoc a sacrificare il suo direttore generale, è la vicenda soprannominata in codice ‘Tesciuba’, cioè appartamenti in affitto pagati dall’Ospedale pediatrico. Per scoprirne di più sono stati sguinzagliati anche degli investigatori privati. Secondo i report di questi ultimi, l’acquisizione dei due immobili avrebbe fatto ottenere al DG uscente – che nega tutto e si dice pronto a dimostrare la sua correttezza – una serie di vantaggi derivati dall’acquisto, da parte di persone da lui segnalate, di diverse unità immobiliari. Una delle quali addirittura sarebbe sotto audit, finito al direttore del personale dell’Ospedale pediatrico, A. B., per un affitto di 1500 euro mensili, rimborsato proprio dal Bambin Gesù. In tempi di trasparenza e per evitare ulteriori polemiche, la motivazione utilizzata per giustificare il provvedimento di rimozione del DG riguarda le procedure ed i contenuti delle consulenze per la formazione attribuite ai docenti dell’Università di Roma Tre e da questa impiegate per favorire personaggi riconducibili a Parrotto.

C’è da chiedersi, al netto dei numeri che poi qualcuno verificherà, ma Parrotto aveva tutto questo grande potere di agire indisturbato o le operazioni sono state condivise con la Enoc e approvate dal CdA? E il direttore amministrativo Giuseppe Melone, rifiutatosi di firmare il bilancio, è stato spostato ad altro incarico su sua richiesta o d’imperio? Ormai sono in troppi in Vaticano a sindacare Bergoglio che continua a puntare, per uffici delicatissimi, solo su dei laici che sembrano senza arte né parte. Non solo per gli ospedali, ma anche per la Prefettura degli Affari Economici, vacante dopo il siluramento per pedofilia del Cardinale australiano Pell.

Papa Francesco sembra insistere per mettere Claudia Ciocca, contabile in KPMG-Spagna, fortemente voluta in Vaticano da monsignor Lucio Balda, protagonista di Vatileaks. Soprannominata scherzosamente nei Sacri Palazzi, in omaggio a Fantozzi, ‘ragionier Filini’, si è occupata dapprima, prevalentemente, delle spese riservate della Segreteria di Stato e oggi è direttore della sezione vigilanza e controllo, da dove forse sono passate anche alcune anomalie nella gestione del Bambin Gesù. A questo punto Bergoglio ha in animo di fare chiarezza e non vuole avere più riguardi per nessuno, anche se con qualche contraddizione. Proprio oggi con un suo chirografo ha messo lo IOR, la potente banca vaticana, in posizione di aprire futuri sportelli in paesi che aderiscono al sistema interbancario internazionale. In nome della Misericordia.

Luigi Bisignani, Il Tempo 11 agosto 2019

Ti è piaciuto questo articolo? Leggi anche

Seguici sui nostri canali
Exit mobile version