CronacaSpeciale Elezioni Europee 2024

Cosa c’è dietro le critiche della Lega a Mattarella (e la telefonata di Meloni)

La Lega contro Sergio Mattarella. Partiamo da un presupposto importante: criticare il Capo dello Stato non è lesa maestà, al netto delle norme contro il vilipendio del presidente della Repubblica. Ovviamente il momento in cui farlo conta: le Europee che si avvicinano, col Carroccio convinto di poter giocare la carta del partito che si oppone alle eurofollie (dai tappi di plastica attaccati alla bottiglia alle auto green), si prestano ovviamente a intemerate simili contro chi – come Re Sergio – elogia la sovranità europea. Però è anche vero che all’orizzonte si staglia la riforma della Costituzione, che guarda caso il 2 giugno Mattarella non ha mancato di elogiare nella sua “lungimirante” forma attuale, e uno dei pochi appigli a cui la sinistra si aggrappa per criticare il premierato è proprio la riduzione dei poteri del presidente della Repubblica. Criticare il Quirinale, dunque, non fa che gettare benzina sul fuoco.

Al centro della discussione, come noto, ci sono le dichiarazioni di Claudio Borghi, esponente della Lega, che ha sollevato interrogativi sulla priorità tra sovranità nazionale e appartenenza all’Ue, incendiando le posizioni tra i vari schieramenti politici italiani. Matteo Salvini, leader della Lega, ha cercato di smorzare i toni indicando che l’intento non era di alimentare polemiche con il Presidente Sergio Mattarella, ma di evidenziare l’importanza della sovranità nazionale, soprattutto in un giorno simbolico come il 2 giugno.

Il tweet della discordia di Borghi riportava un articolo di due giorni fa con le dichiarazioni del Capo dello Stato in cui veniva citato un virgolettato: “Consacriamo la sovranità dell’Unione Europea”. Un appello a cui il senatore ha risposto con un ragionamento articolato, sebbene breve: “È il 2 giugno, è la Festa della Repubblica Italiana. Oggi si consacra la sovranità della nostra nazione. Se il presidente pensa davvero che la sovranità sia dell’Unione europea invece che dell’Italia, per coerenza dovrebbe dimettersi, perché la sua funzione non avrebbe più senso”. Il senso della frase non è, ovviamente, “Mattarella dimettiti”, come poi riassunto nei titoli dei giornali. Ma abbastanza per far esplodere il bubbone. “Nessuna polemica con il Presidente della Repubblica – ha smorzato i toni Salvini – semplicemente oggi è il 2 giugno e per me la sovranità nazionale italiana viene prima di ogni altra appartenenza. Noi lavoriamo per andare avanti, non chiediamo le dimissioni di nessuno, Borghi è un nostro ottimo senatore”. Detto in altre parole: “Abbiamo un presidente della Repubblica perché c’è la Repubblica, io penso all’Europa come stati sovrani che si mettono insieme, ma la sovranità nazionale è fondamentale, al di là dei tweet oggi si festeggia la Repubblica italiana. Non mi arrenderò mai a un super Stato europeo dove comandano quelli che hanno i soldi”.

La reazione del centrodestra non è stata univoca: Forza Italia, per voce del vicepremier Antonio Tajani, ha manifestato solidarietà al Presidente della Repubblica, sottolineando l’importanza dell’identità europea dell’Italia. Anche Maurizio Lupi, alleato di Salvini, ha ritenuto inaccettabile l’attacco a Mattarella, richiedendo un gesto di scuse dalla Lega. Dal fronte opposto, il campo progressista ha criticato duramente le posizioni di Borghi e della Lega. Carlo Calenda e Francesco Boccia hanno rimarcato l’infondatezza e l’inopportunità degli attacchi al Capo dello Stato, mentre Matteo Renzi ha lodato la figura di Mattarella, ricordando con orgoglio la sua proposta come candidato al Quirinale nel 2015.

Secondo un retroscena del Corriere della Sera, nel tardo pomeriggio di ieri ci sarebbe stato un contatto tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni per cercare una correzione di rotta nella (forse inutile) polemica della domenica. Non tanto contro l’Ue, contro cui anche FdI condivide un certo fastidio. Ma verso il capo dello Stato. La marcia indietro del leader del Carroccio, come visto, è arrivata ma solo sulla parte contro Re Sergio.

Franco Lodige, 3 giugno 2024

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