Da tempo nella politica estera italiana non si vedeva una presa di posizione netta come quella del Presidente Draghi nei confronti del presidente turco Erdogan definito: “un dittatore”. Una dichiarazione che ha suscitato l’immediata reazione di Ankara che ha richiamato l’ambasciatore italiano.
Il Ministero degli Esteri turco ha preso le distanze dalle parole del nostro premier definendole “retorica populista”: “Condanniamo fermamente l’inaccettabile retorica populista del primo ministro italiano Draghi”. Difficile per un uomo con l’esperienza di Mario Draghi in contesti internazionali derubricare la sua uscita a “una gaffe”, molto più probabile si sia trattato di un messaggio lanciato alla Turchia che, è bene ricordarlo, è nella Nato e quindi un alleato dell’Italia. Parole che arrivano poche ore dopo la visita di Draghi in Libia e testimoniano un rinnovato attivismo dell’Italia in politica estera anche grazie allo stretto legame di Draghi con gli Stati Uniti.
Il Presidente del Consiglio è ben consapevole che l’attivismo turco nel Mediterraneo rappresenta un problema per gli interessi nazionali italiani; dal Mediterraneo orientale dove nei pressi di Cipro ci sono giacimenti gestiti dall’Eni fino ai Balcani dove la presenza turca è sempre più consistente, oltre alla Libia e al nord Africa. Se da un punto di vista economico e di interscambio commerciale ci sono importanti rapporti tra Italia e Turchia, è innegabile la competizione da un punto di vista geopolitico.
Ma c’è un altro elemento da tenere in considerazione ed è di carattere culturale. Là Turchia di Erdogan rappresenta un grande stato islamico con pretese egemoniche nelle aree appartenute un tempo all’Impero ottomano. Per attualizzare questo espansionismo neottomano, Erdogan utilizza una massiccia operazione culturale anche per coprire la situazione economica sempre più difficile della Turchia con la lira turca in caduta libera. La sua politica si basa sul contrasto agli oppositori politici, sul mancato rispetto dei diritti delle donne e delle libertà individuali, di qui le parole di Draghi.
Speriamo la presa di posizione del nostro premier sia l’inizio di un percorso che porti l’Italia a riacquisire centralità nel Mediterraneo e contrastare l’espansionismo neo ottomano sia da un punto di vista geopolitico sia culturale. Il prossimo passo dovrebbe essere quello di intervenire a favore dei cristiani armeni lasciati soli nel conflitto in Nagorno Karabakh dove la Turchia ha giocato un importante ruolo.
Francesco Giubilei, 9 aprile 2021