Come tutti gli italiani, non posso che essere felice per il ritorno a casa della giovane giornalista Cecilia Sala, sono felice per lei e per i suoi familiari che ieri hanno potuto riabbracciarla, dopo giorni trascorsi nella trepidazione e nell’angoscia. Le immagini dell’abbraccio con i genitori indicano pienamente la misura della gioia e del senso di sollievo provato da loro ma anche da tutti noi. Si è conclusa, così, felicemente, questa vicenda che ha tenuto gli animi di tutti in grande apprensione.
Credo sia doveroso ringraziare coloro che hanno lavorato e collaborato per il rientro in Italia di Cecilia: possiamo solo immaginare il logorio di un lavoro fatto di trattative portate avanti dal Governo e dalle forze della nostra intelligence, un lavoro condotto nel segreto più assoluto, perchè si sa che anche la più piccola notizia trapelata può comportare il fallimento dell’intera operazione. Devo dire che anche questa modalità di lavoro silente e non a favore di telecamera è un esempio per tutti, soprattutto in questa nostra epoca in cui il clamore e l’apparenza la fanno da padroni con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Questa è, ovviamente, un’osservazione a latere.
Quello che, invece, conta maggiormente è che tutta la vicenda ha consentito di riflettere sul valore del giornalismo, quello serio, quello condotto sul campo, quello di inchiesta, e sull’importanza che questo approccio ha per il bene dei cittadini che hanno il diritto ad essere informati, oltre che il dovere di scegliere i canali di informazione deontologicamente corretti. Questo rimane un passaggio essenziale: viviamo in una società all’interno della quale siamo bombardati da notizie, su tutti i fronti. Eppure, nonostante la miriade di informazioni che ci giunge, non siamo mai effettivamente informati della realtà, nel senso che non abbiamo quasi mai una conoscenza piena, obiettiva e lucida dei fenomeni che ci circondano. Il senso critico e la capacità di discernimento sono spesso messi a dura prova. Certamente il giornalismo di inchiesta è un potente antidoto contro la disinformazione e contro la volontà di determinati poteri di ottenebrare le menti, facendole pascere di una visione distorta della realtà.
Altro punto che ritengo emblematico della vicenda è il seguente: quando la politica lavora seriamente, sia a livello nazionale che internazionale, i risultati arrivano, a tutto vantaggio dei cittadini. Chissà che questo sia l’unico metodo per poter fermare le guerre e i problemi che attanagliano l’umanità…! Il Governo ha lavorato seriamente e con questa stessa serietà potrà contribuire proficuamente in tanti fronti della politica internazionale. Ovviamente questo contributo potrà essere dato solo con la sinergia di tutte le forze politiche responsabili, della maggioranza e dell’opposizione. La guerra in Ucraina così come quella tra Palestina e Israele hanno mostrato chiaramente la debolezza di determinati equilibri. Sono convinta che l’Italia possa giocare un ruolo diplomatico di primo piano, così come avvenuto in passato, ad esempio in occasione degli accordi siglati a Pratica di Mare, nel 2002.
Certo, per raggiungere simili risultati, occorrono impegno, studio, dedizione, tutti valori che voglio proporre nuovamente ai giovani di oggi che confido apprezzino l’esempio di Cecilia Sala e della task force che si è attivata per liberarla: solo con impegno, studio e dedizione si cambiano le cose, non manifestando in modo violento e lesivo della dignità della persona contro cui si manifesta. La dimensione del contro non porta mai ad alcun risultato positivo, per nessuno. Allora, uniamoci alla gioia di Cecilia e dei suoi familiari, assieme alla consapevolezza che sono solo questi gli esempi di vita che hanno fatto grande e fanno grande l’Italia, come ogni altra nazione. E davvero grazie a chi ha lavorato, alacremente e assiduamente, per arrivare alla liberazione della nostra connazionale.
Suor Anna Monia Alfieri, 11 gennaio 2024