Il dibattito nel centrodestra sulla linea da assumere nei confronti del governo Draghi è più vivo che mai, se l’adesione di Forza Italia è ormai cosa certa, diversa è la situazione per Lega e Fratelli d’Italia. Partendo dal presupposto che il quadro è in divenire ora dopo ora, proviamo a tracciare una strategia per i partiti sovranisti e conservatori con una ricetta che, alla luce dell’evolversi dello scenario politico, riteniamo essere la più verosimile e realizzabile.
Salvini tentato da Draghi
La Lega è un partito che, pur essendo saldamente nel centrodestra, è post-ideologico e composto al suo interno da varie anime, c’è una componente identitaria, una più sovranista, un’anima più liberale e una sensibilità più antisistema. Il partito di Matteo Salvini ha già passato un’esperienza di governo con il Movimento Cinque Stelle che ha lasciato alcuni aspetti positivi come le politiche sull’immigrazione e il tema della sicurezza evitando che sui temi economici vi fosse una deriva eccessivamente assistenzialista e anti imprese che si è concretizzata nel Conte bis.
La Lega governa due delle principali regioni italiane come la Lombardia e il Veneto che sono il motore economico del paese, oggi imprenditori e ceto produttivo chiedono risposte immediate alla crisi economica e giudicano positivamente la figura di Draghi (le posizioni assunte dalle associazioni di categoria sono emblematiche). Per la Lega appoggiare il governo Draghi potrebbe essere la scelta migliore evitando un eccessivo sbilanciamento a sinistra e scongiurando l’ipotesi di un Conte ter in assenza di Conte. La presenza di Forza Italia inoltre potrebbe essere una sponda importante per realizzare politiche economiche rivolte al ceto medio e produttivo con l’abbassamento della pressione fiscale. Con l’adesione della Lega si eviterebbe di regalare una figura con un prestigio e una credibilità internazionale come Draghi alla sinistra che non potrebbe perciò più mettere il proprio cappello.
Per Salvini sarebbe una mossa di responsabilità eliminando qualsiasi alibi nei confronti di chi lo ha sempre accusato in questi anni di posizioni estremiste ma soprattutto gli consentirebbe di superare il cordone sanitario che a livello europeo è stato cucito addosso alla Lega per l’appartenenza al gruppo di Identity and Democracy. Certo, l’adesione al governo Draghi non può essere acritica, ci devono essere delle garanzie sulla composizione della squadra di governo e sul programma, occorre evitare che, chi è uscito dalla porta del Conte bis, rientri dalla finestra del governo Draghi, in particolare quei ministri che sono stati artefici del disastro degli ultimi mesi.
Governo Draghi, il no della Meloni
Per Fratelli d’Italia la situazione è diversa; FdI è un partito che ha accresciuto il proprio consenso sul fatto di non aver mai governato né con il Pd né con il Movimento Cinque Stelle, aderire a un esecutivo costituito da queste forze politiche porterebbe a sconfessare la linea tenuta fino ad oggi. La scommessa di Giorgia Meloni è quella di attrarre gli scontenti della Lega (e in parte del Movimento Cinque Stelle) e politicamente ha un senso. L’importante è che l’opposizione sia responsabile e sulla falsa riga dei toni adottati dopo il colloquio con Draghi, logici e di buon senso, evitando preconcetti ideologici e soprattutto senza dare adito a posizioni simil complottiste che alcune frange portano avanti (ma questo la Meloni lo sa benissimo).
Inoltre, Giorgia Meloni non ha chiuso al 100% l’ipotesi di un’astensione che potrebbe essere una soluzione politicamente valida anche alla luce del fatto che lo scenario è cambiato notevolmente rispetto al governo Monti sia per la differenze con Draghi sia per il Coronavirus.
Alla luce di tutto ciò, riteniamo che un appoggio con garanzie da parte della Lega e un’opposizione responsabile da parte di Fratelli d’Italia, possa essere una strategia corretta anche per differenziare due partiti che negli ultimi mesi avevano un’offerta politica molto simile.
Francesco Giubilei, 6 febbraio 2021