Cosa diavolo sta succedendo in Corea del Sud

Il presidente, Yoon Suk Yeol, ha dichiarato la legge marziale d’emergenza nel Paese. Il parlamento la respinge. E in strada si vedono i reparti speciali

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Cosa sta succedendo in Corea del Sud? Mentre in Medio Oriente impazza lo scontro tra Israele e Hamas, tra Israele e il Libano e tra Tel Aviv e l’Iran; mentre la Russia e l’Ucraina combattono ormai da due anni; mentre la Siria sprofonda nel caos con la caduta di Aleppo; adesso anche in Corea si muovono le acque. Il presidente, Yoon Suk Yeol, ha infatti dichiarato la legge marziale d’emergenza nel Paese, provocando choc e preoccupazione sia a livello nazionale che internazionale. Questo annuncio sorprendente è stato fatto durante un discorso trasmesso dalla televisione nazionale, segnando un momento di elevata tensione politica in Corea del Sud.

La decisione di Yoon arriva in un contesto di intensificarsi delle tensioni tra il governo e il Partito Democratico dell’opposizione. Le reciproche accuse tra le parti hanno sollevato il timore di un blocco del processo legislativo e di un deterioramento della governance del Paese. Il presidente ha giustificato la sua azione drastica puntando il dito contro l’opposizione per il suo presunto controllo del Parlamento, le simpatie per la Corea del Nord e le attività considerate anti-statali che, secondo lui, minacciano l’ordine costituzionale della nazione.

“Nel mio discorso alla nazione, ho dichiarato la legge marziale d’emergenza per difendere la Corea del Sud dalle minacce comuniste del Nord e per sradicare gli elementi antistatali nel nostro Paese”, ha affermato Yoon che è al potere dal 2022. Secondo la Costituzione coreana, il presidente ha il diritto di dichiarare la legge marziale solo in tempo di guerra, in caso di conflitto armato o per emergenza nazionale o di ordine pubblico. Ma il Parlamento la può revocare con un voto a maggioranza. È la prima volta, dal 1980, che viene introdotta. Nel testo ufficiale si legge: “Al fine di proteggere la democrazia liberale dalla minaccia di rovesciamento del regime della Repubblica di Corea da parte delle forze antistatali attive nella Repubblica di Corea e di proteggere la sicurezza del popolo, si dichiara quanto segue in tutta la Repubblica di Corea a partire dalle ore 23:00 il 3 dicembre 2024”.

Le accuse rivolte al Partito Democratico da parte del presidente sono molteplici. Yoon ha criticato l’opposizione per aver tentato di paralizzare il sistema giudiziario attraverso pressioni indebite su giudici e procuratori, nonché per i tentativi di destituire figure importanti del governo, incluso il Ministro degli Interni e il Ministro della Difesa. Ha inoltre condannato la proposta dell’opposizione di tagliare drasticamente il bilancio statale, bollando il Parlamento come un “covo di criminali”.

La polizia ha subito sbarrato il Parlamento e sono stati messi al bando tutti i partiti. Vietati anche gli scioperi mentre i media verranno sottoposti a restrizioni. Ma il presidente appare isolato. Anche il Partito del potere popolare, di cui Yoon fa parte, ha definito “sbagliata” la decisione di ricorrere alla legge marziale senza neppure informare il leader Choo Kyung-ho. Tanto che il Parlamento, convocato dal presidente, si è riunito in sessione straordinaria e ha votato per la revoca della legge con una maggioranza schiacciante (172 a 18).

A Seul si sono registrati scontri tra la polizia e i manifestanti fuori dall’edificio dell’Assemblea Nazionale, segno dello stato di tensione crescente tra le forze dell’ordine e la popolazione. I manifestanti vorrebbero entrare nell’edificio del Parlamento per occuparlo.

Il Partito Democratico, bersaglio delle dichiarazioni di Yoon, ha convocato una riunione d’emergenza per formulare una risposta alla situazione attuale. La discordia tra il partito al potere e l’opposizione è evidente, e la comunità internazionale segue con apprensione l’escalation del conflitto politico interno al Paese. Yoon è infatti nel mirino anche per presunti scandali che coinvolgono sua moglie e alti funzionari, tanto che i partiti che non lo sostengono avevano chiesto l’impeachment nei suoi confronti. L’opposizione ha chiamato i cittadini a scendere in piazza.

Gli effetti della legge marziale sulla vita quotidiana dei sudcoreani incominciano ad essere avvertiti, con una presenza militare rinforzata per le strade e un innalzamento delle misure di sicurezza. Il ministero della Difesa sudcoreano ha convocato una riunione degli alti comandanti militari e chiesto una vigilanza rafforzata. Come comandante della legge marziale è stato nominato Park An-su, capo dell’esercito coreano. Secondo un deputato dell’opposizione, le forze speciali sarebbero anche entrate nel Parlamento (anche se è vietato al comando della legge marziale arrestare i parlamentari).

Tutto dipenderà a questo punto dalle forze armate: sono loro che dovranno decidere se obbedire al Presidente, che ha emanato la legge marziale, facendo rispettare i divieti, o se riconoscere il voto contrario del Parlamento. A quanto pare le truppe stanno lasciando la sede dell’Assemblea. Ma, secondo quanto trapela, alti militari sudcoreani sarebbero intenzionati ad attendere le indicazioni del presidente prima di bloccare l’esecuzione della legge marziale, nonostante il voto contrario dell’Assemblea legislativa.

Intanto il governo degli Stati Uniti, fa sapere un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, “è in contatto con il governo della Repubblica di Corea e sta monitorando da vicino la situazione”. Ma gli Usa auspicano che il voto del Parlamento contro la legge marziale “sia rispettato”, come sottolineato dal vice portavoce del dipartimento di Stato, Vedant Patel, in un briefing con i giornalisti.

Notizia in aggiornamento

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