Politica

Cosa dimentica Mattarella su Israele e Palestina

Il presidente della Repubblica è tornato sulla crisi in Medio Oriente, ma non è sfuggito un dettaglio del suo intervento

Sergio Mattarella e le bandiere di Israele e Palestina

La condanna totale nei confronti di qualsivoglia ritorno di fiamma di antisemitismo, con un pensiero a quanto sta accadendo in Medio Oriente. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è tornato a parlare alla celebrazione del “Giorno della Memoria” al Quirinale e ha posto l’accento sui nuovi episodi di odio contro gli ebrei che hanno assunto recentemente “la forma della indicibile, feroce strage antisemita di innocenti nell’aggressione di terrorismo che, in quella pagina di vergogna per l’umanità, avvenuta il 7 ottobre, non ha risparmiato nemmeno ragazzi, bambini e persino neonati. Immagine di una raccapricciante replica degli orrori della Shoah”. La pace come stella polare del discorso del capo dello Stato, ma c’è un passaggio del suo intervento che ha fatto storcere il naso ai più.

“L’angoscia sorge anche per le numerose vittime tra la popolazione civile palestinese nella striscia di Gaza. Tante donne e bambini. Anzitutto per l’irrinunciabile rispetto dei diritti umani di ciascuno, ovunque. E anche perché una reazione con così drammatiche conseguenze sui civili, rischia di far sorgere nuove leve di risentimenti e di odio. Può accrescere gli ostacoli per il raggiungimento di una soluzione capace di assicurare pace e prosperità in quella regione, così centrale nella storia dell’umanità e così martoriata”, l’analisi di Mattarella prima di soffermarsi sul no di Israele alla soluzione a due Stati: “Coloro che hanno sofferto il turpe tentativo di cancellare il proprio popolo dalla terra sanno che non si può negare a un altro popolo il diritto a uno Stato”. Ed è qui che il capo del Quirinale dimentica qualcosa.

Messa così, Tel Aviv sarebbe l’unica responsabile per il mancato via libera alla soluzione a due Stati. La posizione di Benyamin Netanyahu è nota: totale opposizione alla realizzazione di uno Stato palestinese come parte di uno scenario postbellico a Gaza. “In qualsiasi accordo futuro Israele deve controllare con sicurezza tutto il territorio a ovest del Giordano; questo si scontra con l’idea di sovranità. Cosa ci possiamo fare? Il primo ministro deve essere in grado di dire di no ai nostri amici”, le parole del premier israeliano. Ma Mattarella ha dimenticato un pezzetto di verità: il no alla soluzione a due Stati arriva anche da Gaza.

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L’opposizione di Hamas è nota a tutti da tempo. Non più tardi di una settimana fa, i leader del gruppo terroristico palestinese hanno chiuso categoricamente all’ipotesi dei due Stati. Il leader dell’organizzazione all’estero, Khaled Meshal, ha invocato la liberazione per il popolo palestinese, con la nascita di un unico Stato palestinese. Perché non evidenziarlo? Eppure non parliamo di notizie top secret. Come se non bastasse, Hamas ha rivendicato il fatto che soprattutto dopo il 7 ottobre la “stragrande maggioranza del popolo palestinese” ha rinnovato il sogno e la speranza di “una Palestina dal mare al fiume e dal nord al sud”.

In altri termini, le parole di Mattarella rappresentano solo una fetta di verità. Sentendo parlare il capo dello Stato, i meno informati potrebbero “scagionare” i palestinesi, puntando il dito esclusivamente contro lo Stato ebraico. Che è quello che in qualche modo sta facendo buona parte della sinistra, in silenzio sulle violenze dei terroristi ma pronti a stigmatizzare qualsivoglia mossa di Netanyahu.

Massimo Balsamo, 26 gennaio 2024

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