Scrive Mingardi nella sua introduzione: “Nell’ultimo lustro, abbiamo assistito a un autentico revival nazionalista e, con varie sfumature, la contrapposizione fra nazionalisti e cosmopoliti ha acquistato ovunque centralità, a spese di altri cleavages politici. Ciò è vero anche dove, come in Italia, anziché “nazionalisti” si preferisce dire “sovranisti”.
Al di là della scelta delle parole, è indubbio che la questione “identitaria” si è ripresa il centro della scena politica. Nel dibattito, l’identità tende a dirsi al singolare, contrapponendo schematicamente l’appartenenza, il radicamento in una certa comunità, in un dato territorio, alla sua assenza, allo sfilacciarsi dei legami, allo sradicamento. Le radici in questione vengono fatte coincidere con la dimensione nazionale, per certi versi sopravvalutandone il peso nella vita quotidiana delle persone, per altri dimenticando la complessità e il rilievo dei legami che ciascuno di noi intrattiene nel suo vissuto con persone, famiglie, istituzioni. Oggi prevale una caricatura dell’identità, che sembra volerne valorizzare sempre una dimensione annullando tutte le altre. Fra le tante riflessioni che suscita, forse il libro di Kedourie può condurci a un approccio più adulto e critico.”