Cosa insegna il ‘male assoluto’ di Berlusconi

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Silvio Berlusconi è sotto attacco. Per il movimento cinque stelle è tornato ad essere il “male assoluto”. Refrain che avevamo già sentito, quando la critica arrivava da sinistra e il movimento di Grillo non era ancora nato. È stato addirittura apostrofato come un “delinquente” dagli strilloni di Di Maio, candidato premier. Alessandro Sallusti ha ben spiegato in queste pagine l’inconsistenza di queste accuse. Ci permettiamo ora di guardarla da un’altra prospettiva. E cioè dal comportamento, dalla risposta che il centrodestra, per una volta compatto, dovrebbe dare.

Per prima cosa occorrerebbe evitare una reazione burocratica, se ci passate il termine. Non sono le querele a fermare le opinioni, per quanto volgari, minacciose, errate, esse siano. Così come non serve, ahinoi, richiamarsi ai principi democratici che dovrebbero essere il terreno comune da cui partire.

Berlusconi ha un asso nella manica, vincente e comprensibile. Consiste in una foto. Quella di Pratica di Mare. Il “delinquente”, il “male assoluto” è ritratto tra il presidente americano, Bush, e quello russo, Putin, mentre si stringono la mano. Fu in quella occasione che l’ex presidente del consiglio italiano convinse Europa, America e Russia a guardare dalla stessa parte. Come dovrebbero stare oggi.

Il nemico non è il dittatore siriano Assad. Così come la scusa per la spedizione punitiva a suon di missili avvenuta ieri notte sui cieli della Siria, non nasce da un attacco chimico. Lo stesso ministro della difesa americano, Mattis, ha detto di fronte ai suoi parlamentari, che non “vi sono evidenze indipendenti che l’utilizzo di armi chimiche il 7 aprile ci sia stato”. E anche se si dovessero trovare tracce di residui chimici, sarebbe molto difficile attribuirli ad Assad o ai suoi oppositori (che in passato è bene ricordarlo ne fecero uso).

Insomma i nemici sono piuttosto i brandelli di stato islamico che ancora resistono, gli jadisti che combatto contro Assad e insanguinano le mosche e le chiese mediorientali così come le piazze europee. Fare queste considerazioni non vuol dire essere putiniani. Significa banalmente riconoscere lo spirito di Pratica di Mare. Che portò alla fine plastica della guerra fredda e al riconoscimento di un nuovo ordine mondiale a tre.

Un’intuizione dovuta anche a Berlusconi. E da lui fortemente perseguita. Non ci sarà titolo di giornale che glielo possa togliere. Ma occorre rivendicarlo in modo sobrio e deciso. Senza sceneggiate. Ricordando agli italiani, che non si può liquidare quell’esperienza politica con una battuta. Le vicende del governo che si dovrà formare seguiranno.

Nicola Porro, Il Giornale 15 aprile 2018

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