Scuola

Cosa manca alla proposta sul tetto agli stranieri in classe

Continua il dibattito sul nostro sito dopo la replica del ministro Giuseppe Valditara

© miya227 e Monkey Business Images tramite Canva.com

Più volte negli ultimi mesi ho avuto modo di prendere parte all’acceso dibattito pubblico riguardante la Scuola per dire la mia, da addetto ai lavori, in merito alle tante proposte avanzate da Giuseppe Valditara, spesso trovandomi d’accordo con le idee del ministro, talvolta criticandole, ma sempre con finalità costruttive. In queste ultime ore, in particolare, ho riscontrato ed evidenziato talune criticità, attinenti tanto alla sfera comunicativa, quanto a quella squisitamente pratica, nella proposta dei ministri leghisti Salvini e Valditara di introdurre un nuovo tetto massimo al numero di studenti stranieri nelle classi. Criticità che, a mio modesto avviso (e non solo mio), potrebbero finire col rendere difficilmente attuabile la proposta del titolare dell’Istruzione.

Giuseppe Valditara, a cui va riconosciuto il grande merito di non sottrarsi mai al confronto pubblico, si è affrettato, con la tempestività che lo contraddistingue, a ‘tranquillizzarmi’ e a precisare che la proposta in questione, allo studio del suo ministero già da diverso tempo, sarà attuabilissima. Orbene, premettendo che non è certo mia intenzione (ne tantomeno mio interesse) auspicare il fallimento delle politiche scolastiche dell’esecutivo di centrodestra e del ministro Valditara, a cui peraltro auguro vivamente di poter centrare nel corso di questa legislatura tutti gli ambiziosi obiettivi che si è prefissato, non posso comunque esimermi dal dire che mantengo un certo scetticismo in merito alla bontà di tale proposta.

In primis, perché Giuseppe Valditara continua a ripetere come un mantra che la proposta sarà attuabile, ma non dice come intende attuarla. Se esistono, come esistono, determinate realtà a fortissima concentrazione di immigrati, distribuirli equamente vorrebbe dire imporre a una parte di questi di dover percorrere svariati chilometri per poter raggiungere una zona a bassa presenza di stranieri tale da poterli accogliere. In pratica, si tratterebbe di obbligare studenti e famiglie a percorrere quotidianamente distanze aggiuntive (anche non indifferenti) per poter raggiungere gli istituti. Non sarebbe piuttosto il caso di introdurre nelle scuole delle figure professionali specializzate nella mediazione linguistica e culturale senza dover imporre a migliaia di studenti di spostarsi ogni giorno?

Dopodiché, il titolare dell’Istruzione dà quasi per scontato che la sua proposta “farà le opportune distinzioni”. Potrebbe anche essere che sia effettivamente così, per carità, ma se ad ogni appuntamento pubblico tanto lui quanto Matteo Salvini parlano genericamente di ‘studenti stranieri’, senza specificare se si tratti o meno di ragazzi nati in Italia o di nuovi arrivati in Italia, non è difficile aspettarsi che l’opinione pubblica possa fraintendere la loro proposta. Ora, delle due l’una: o si tratta di un problema squisitamente comunicativo, che comunque rappresenta un problema se di mestiere fai il ministro della Repubblica, oppure di propaganda elettorale. Tertium non datur.

Ciò detto, concludo col dire che Giuseppe Valditara, che stimo, potrebbe tranquillizzare tutti, e non soltanto me, esponendo a chiare lettere i termini della sua proposta. In quel caso, potrebbe anche riuscire a convincermi circa la bontà del provvedimento. Fino ad allora, non me ne voglia, conserverò le mie opinioni e la mia viva criticità. Sempre con intenti costruttivi, e con il massimo rispetto dei ruoli.

Salvatore Di Bartolo, 6 aprile 2024

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