Cosa mi aspetto dal Riformista di Renzi

Da oggi in edicola il quotidiano diretto dal senatore di Italia Viva e da Andrea Ruggieri

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Oggi è uscito il primo numero del Riformista firmato da Matteo Renzi (un grande in bocca al lupo ad Andrea Ruggeri, credo che il mix avvocato, politico, giornalista sia molto indicato per quello che vivrà nei prossimi mesi…), io lo aspettavo con curiosità.

Noi liberali siamo abituati a soffrire e nella nostra continua diaspora alimentata dalla congenita incapacità di convivere con i nostri simili, ce ne siamo fatti una ragione. La ricerca di sottili distinguo lessicali, il porci come unici depositari di una verità apparentemente impossibile da predicare al di fuori di ristrette cerchie di iniziati, un innato rifiuto per tutto quello che è mainstream, ci costringono in una elegante marginalità nella quale ci crogioliamo. Ma queste caratteristiche che ci accomunano e che in alcuni casi assumono profili al limite del patologico, sono la forza della nostra strana comunità, dove tutti ci conosciamo ma ci evitiamo con classe.

Noi siamo liberali, Renzi lo è molto meno, o meglio a parole ci prova ma al dunque non ci riesce molto bene, e lo dico da ex iscritto ad Italia Viva, strano partito che vive una singolare schizofrenia avendo un elettorato di centro, una dirigenza pronta a lavorare con la destra e una militanza che viene da sinistra, mix, che piuttosto di completare l’offerta come alcuni geni del marketing politico avevano immaginato, ha sfinito l’elettorato. Noi liberali leggiamo i nostri libri (evviva Porro e Liberilibri), costruiamo a fatica il nostro giornale seguendo firme disperse nelle varie testate, ascoltiamo sempre meno Radio Radicale, ci sfoghiamo tra Fondazioni e think tank, sfoghiamo la nostra dialettica nella conversazione politica, informatissimi sfoggiamo con leggerezza citazioni di mostri sacri, provochiamo i nostri interlocutori difendendo l’indifendibile, neghiamo quello che appare ovvio e inseguiamo l’eresia, tutto con l’unica finalità di disorientare chi ci ascolta e vedere l’effetto che fa (siamo sinceri in certi casi sfioriamo l’onanismo politico).

Ci diciamo laici ma in realtà siamo agnostici perché ce ne fotte poco degli dei, quello che ci interessa sono gli uomini, o meglio quegli uomini capaci di porsi delle domande piuttosto che aspettarsi delle risposte. Renzi ha promesso nella sua Enews: “Sarà un giornale molto diverso da come ve lo aspettate. Non sarà il gazzettino di Italia Viva, ma sarà un luogo di libertà, di spazio, di confronto”, sinceramente l’unica novità è che non sarà il gazzettino di Italia Viva, perché tutto il resto già lo faceva Piero Sansonetti, poi aggiunge: “Ci saranno piccole e grandi provocazioni. Speriamo di offrire una palestra per tenere la mente in esercizio: nel tempo degli slogan, le idee valgono doppio”, è molto vero ma le idee valgono doppio se sarà possibile contestarle e se si sarà capaci di cambiarle, perché sul terreno del dubbio e su quello dell’autocritica l’ottimo ex presidente del Consiglio ha molto da imparare per diventare un ottimo futuro direttore.

Perché è una grande fatica essere liberali, devi darti poche regole ma le devi rispettare, devi ascoltare chi non condividi offrendogli spazio e tribuna, devi essere fermo nei principi e duttile nelle opinioni, devi difendere l’indifendibile perchè è quello che gli ultimi ci chiedono, devi saper inseguire i dubbi per giungere alle soluzioni e devi rinunciare ad essere l’uomo della provvidenza. Insomma è difficile, faticoso e regala poche soddisfazioni elettorali, tanto che alle volte mi chiedo se ne valga la pena. Ma tant’è è il nostro destino. Io che di liberali ne conosco numerosi, li vedo approdare nei luoghi più diversi, chi nel Pd, chi in +Europa, altri nelle varie declinazioni centriste, alcuni nella Lega e sempre più numerosi in Fratelli d’Italia. La cosa straordinaria è che parlando con ciascuno di loro è difficile non riconoscere la coerenza delle loro scelte e, al contempo, l’insoddisfazione verso scelte che mai li soddisfano appieno, arrivando al paradosso per cui in assenza di un partito liberale possiamo votare convintamente i partiti più diversi, finendone invariabilmente delusi.

Perciò i migliori auguri ai due direttori, ed auguri a Sansonetti il ritorno dell’Unità in edicola potrebbe essere una vera sorpresa, e sempre grazie al nostro ospite per questo reale spazio di libertà, e concludo con le parole di Antonio Martino, che, abusate a queste latitudini, sono perfette per l’ottimo senatore-direttore. “Essere liberale oggi significa saper essere conservatore, quando si tratta di difendere libertà già acquisite, e radicale, quando si tratta di conquistare spazi di libertà ancora negati. Reazionario per recuperare libertà che sono andate smarrite, rivoluzionario quando la conquista della libertà non lascia spazio ad altrettante alternative. E progressista sempre, perché senza libertà non c’è progresso.”

Antonio De Filippi, 3 maggio 2023

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