Con l’elezione dei Sindaci, questa orrenda settimana per fortuna è passata. I “destri illiberali” e i “sinistri illiberali”, autentici energumeni intellettuali del nostro tempo, continueranno a combattersi fra loro: lasciamoli fare. Così, come analista mi sono preso una settimana di vacanza, allontanandomi dallo squallore della politica politicante. Ebbene sì, voglio occuparmi di amore! Come quello che scoppiò fra Ilda Boccassini e Giovanni Falcone? Vero? Falso?
Ho recensito, come ovvio a modo mio, il libro di Ilda Boccassini La stanza numero 30 (edito Feltrinelli). Il libro non l’ho letto tutto, gli ho dedicato 30 minuti, visto che come editore sono il teorico del Libroincipit (Editoria & Amazon, Romanzo autobiografico, digitare Zafferano.news). L’ho spiluccato partendo da pagina 106 (suggerimento di un amico) e andando poi subito a cercare l’episodio di Giancarlo Caselli, con l’Fbi, un supermercato di New York, una lacca per capelli.
In termini umani è giusto quanto ha detto Maria Falcone a La Sicilia: “Sembra si sia ormai smarrito qualunque senso del pudore e del rispetto… di persone che non ci sono più, …avrebbero vissuto questa violazione del privato come un’offesa profonda …”. Come non essere d’accordo? Oltretutto la Boccassini, non solo aveva un brutto carattere (dicunt) ma non è mai piaciuta all’establishment, pare godesse di scarsa considerazione da parte dei colleghi (gossip?), di certo è stata detestata dalla stampa mainstream. Il potere in genere non tollera i capaci, i quali hanno pure il “vizio” della memoria.
Però mi chiedo, e se il loro fosse stato semplicemente amore? Salvo le parole della Boccassini non ci sono prove, ma io voglio crederle. Perché ne ha parlato? Immagino non certo per vendere qualche copia in più. Se decidi di scrivere un’autobiografia hai un dovere (essere sincero fino all’autolesionismo) e due opzioni: dire tutto, oppure dire “quasi tutto”. Per esempio, io ho scritto un’autobiografia a 75 anni, ma ho optato per il “quasi”. Ilda Boccassini no, ha saltato quel fosso che a me pareva largo come un fiume, e lo spiega: “Non nego di aver contribuito così a dare di me un’immagine pubblica che so diversa da quella reale… indossando una maschera che, con il tempo, è diventata la mia faccia”. Chapeau!
Ci sono professioni, come quella dei procuratori antimafia, dei broker finanziari, dei Ceo, dell’altissima politica, che richiedono la dedizione assoluta alla missione alla quale i singoli sono stati chiamati. Devono spesso accettare di vivere in bunker, sia intellettuali sia fisici, devono ridurre al massimo le relazioni umane, non fidarsi di nessuno. Questa vita vissuta nella solitudine dell’ombra, tutta in profondità (rinunciando all’orizzontalità che rende piacevole il nostro stile di vita), può far nascere amori sconvolgenti. Certi ruoli, certe responsabilità, comportano livelli altissimi di stress, questi fanno esplodere il narcisismo che c’è in ciascuno di noi, specie nei potenziali leader, moltiplicandone l’impatto psicologico. Quando poi arriva il successo, scatta la molla che trasforma il nostro narcisismo in un motore a testa calda che si impossessa della nostra vita e la guida a mò di pilota automatico verso territori inesplorati.