A un’atleta della competizione vanno garantite condizioni di confronto paritarie. Ciò che è accaduto, invece, dimostra l’inesistenza di uno stato di garanzie avvertito subito dall’atleta Angela Carini che non si è ritirata per paura o vigliaccheria ma perché sovrastata da una forza estranea alla pura competizione sportiva.
Per questo le va riservato onore e dev’essere messa nelle condizioni di una gara alla pari. Ciò che è avvenuto appare una prepotenza di valutazioni formali sulla realtà della vita Non ha perso l’incontro, ha solamente percepito la sproporzione fra realtà e le regole.
Il ritiro della Carini è una vera e propria denuncia contro una prepotenza legittimata. La Carini, non sulla carta, ma sul campo, è stata vittima di bullismo, lo ha avvertito e lo ha denunciato. La maschera femminile nascondeva un maschio. Ed è ora evidente a tutti.
Un campione, e Angela lo è, non si ritira senza combattere. Ha riconosciuto e manifestato l’emergenza. Sarebbe stato orribile vederla abbattere. Sotto i guanti dell’avversario, che non ha vinto, c’era l’arma.
Vittorio Sgarbi, 3 agosto 2024
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