Cosa non hanno capito i genitori di Ciro Grillo

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Da padre proprio non capisco quello che ha detto Grillo, ma evidentemente sono tardo considerando che numerose persone di grande spessore si esprimono diversamente: Paola Taverna “da mamma vicina a Beppe…”, Di Battista “sei un papà e ti capisco…”. Sarei curioso di comprendere cosa capiscono? Che Ciro è innocente; che comunque siano andati i fatti lo crederanno innocente; che i genitori proteggono i figli; che i genitori hanno diritto anche di non capire nulla o forse semplicemente che anche loro non capiscono un… belino.

L’errore dell’Elevato

Non voglio entrare nei particolari della storia ed ancora meno esprimere pareri sulla volontà di alcuni o l’essere consenzienti di altri, io vorrei parlare di quello che evidentemente i genitori di Ciro non hanno capito e con loro, purtroppo, molti altri. Beppe Grillo e la moglie con le loro dichiarazioni hanno demolito loro stessi, la loro famiglia e ogni speranza di uscire con dignità da questa situazione. Non credo vi sia stata premeditazione se non quella di rimorchiare delle ragazze, che se fosse un reato sarebbe piuttosto diffuso, il disastro si è sviluppato dopo quando la continenza, l’educazione, i valori che devono guidare le azioni degli esseri umani si sono dissolti in un sabba alcolico da giovane branco. Ed è qui che entrano in gioco i genitori con la capacità di educare i figli, con la capacità di controllarne le azioni, con la vigilanza che è dovuta nei confronti di giovani di 19/20 anni (in particolare se si dorme nell’appartamento a fianco). Ma evidentemente tutto questo è venuto meno o forse, semplicemente, non esisteva.

La cultura del “vaffa”

La nostra organizzazione sociale si regge su un assunto semplice: garantire la libertà di ciascuno, mitigando la forza dei singoli ed evitandone l’impunità. Tutti noi cerchiamo in tutti i modi di rispettare questi semplici principi, e tutti noi abbiamo il dovere di insegnarlo ai nostri figli. Tutti salvo i coniugi Grillo che evidentemente fanno dell’impunità, dell’uso della forza, della costrizione e dell’inganno, strumenti che giustificano ogni comportamento anche i peggiori. La cultura del Vaffa, i giornalisti mangiati e vomitati, le regole che valgono solo per gli altri, nella dimensione pubblica; “li avrei portati io in galera a calci in culo” e la “ragazza che si vede è consenziente”, in quella privata.

Violenza fisica e verbale, arroganza e impunità, non una parola sul rispetto, la dignità, l’umanità, il dubbio, la ricerca della verità.

Le parole hanno un peso e per primi noi genitori dobbiamo capirlo pesandole: “Sono quattro coglioni, non quattro stupratori”, “sono ragazzi di 19 anni che si stanno divertendo”. Mi limito ad una osservazione di cronaca, Gianni Guido e Andrea Izzo avevano 19 e 20 anni il giorno del massacro del Circeo.

Antonio De Filippi, 27 aprile 2021

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