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Cosa non torna nel discorso di Giorgia Meloni alla Cop29

Ogni Cop passata è stata un fallimento e ogni Cop futura sarà un fallimento, ma qualcuno non lo ha ancora capito

Vorrei commentare rigo per rigo il discorso di Giorgia Meloni alla Cop29. Non me ne voglia ove ci sono critiche, ma è, questa, l’essenza della democrazia. Ecco qua il discorso e, infra, in corsivo, i miei commenti.

Cari Colleghi,

questo Vertice, per cui ringrazio la Presidenza Azera, è chiamato a dare ulteriore impulso all’impegno per limitare l’aumento della temperatura globale entro gli 1,5°C.

L’impegno è futile: il pianeta non ha un termostato regolabile a piacere e, inoltre, un mondo più caldo potrebbe essere un mondo migliore.

A Dubai ci siamo posti obiettivi ambiziosi: triplicare la capacità di generare energia rinnovabile nel mondo e raddoppiare il tasso globale di miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030.

Non si capisce come triplicare la capacità rinnovabile e raddoppiare l’efficienza abbia qualcosa a che vedere con l’impegno del punto precedente. Inoltre, maggiore efficienza nella produzione energetica (ottima cosa) significa maggiore uso d’energia (ottima cosa) ma le due cose remano nella direzione opposta al (pessimo) proposito.

Per raggiungere questi obiettivi è necessaria la collaborazione di tutti – a partire dai principali emettitori di gas a effetto serra – oltre ad un adeguato sostegno finanziario. Durante questa conferenza lavoreremo per adottare un nuovo obiettivo di finanza per il clima. Per raggiungere una buona sintesi è necessario condividere le responsabilità, superando le divisioni tra Nazioni sviluppate, economie emergenti ed economie in via di sviluppo.

Tutto vero. Ma, essendo il problema finto, il sostegno finanziario impoverisce tutti noi che mettiamo i soldi e arricchisce chi quei soldi intasca, in cambio di niente.

L’Italia intende continuare a fare la propria parte. Destiniamo già gran parte degli oltre quattro miliardi di euro del Fondo per il Clima al Continente africano e continueremo a sostenere iniziative come il Green Climate Fund e il Loss and Damage Fund, oltre che a promuovere il coinvolgimento delle Banche multilaterali di sviluppo. Ma è altrettanto prioritario che il processo di decarbonizzazione prenda in considerazione la sostenibilità dei nostri sistemi produttivi e sociali. La natura va difesa con l’uomo al centro. Un approccio troppo ideologico e non pragmatico su questo tema rischia di portarci fuori strada verso il successo.

Tutto vero. Eccetto il fatto che non c’è alcun motivo di intraprendere un processo di decarbonizzazione.

La strada giusta è quella della neutralità tecnologica, perché attualmente non esiste un’unica alternativa all’approvvigionamento da fonti fossili.

No. La neutralità tecnologica è un errore: ci sono tecnologie che funzionano e tecnologie che non funzionano. Le uniche che veramente funzionano sono elettronucleare, idroelettrico e le tecnologie che usano fonti fossili.

Dobbiamo avere una visione globale realistica. La popolazione mondiale raggiungerà gli 8,5 miliardi entro il 2030 e il PIL globale raddoppierà nel prossimo decennio. Ciò aumenterà il consumo di energia, anche per il crescente fabbisogno richiesto dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale.

Sacrosante parole.

Abbiamo bisogno di un mix energetico equilibrato per migliorare il processo di transizione.Dobbiamo utilizzare tutte le tecnologie a disposizione. Non solo rinnovabili, ma anche gas, biocarburanti, idrogeno, cattura della CO2 e, in futuro, il nucleare da fusione che potrebbe produrre energia pulita, sicura e illimitata. L’Italia è impegnata in prima linea sul nucleare da fusione. Nell’ambito della nostra Presidenza del G7, abbiamo organizzato la prima riunione del Gruppo mondiale per l’energia da fusione promosso dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Intendiamo rilanciare questa tecnologia che potrebbe cambiare la storia in quanto può trasformare l’energia da arma geopolitica a risorsa ampiamente accessibile.

Non c’è alcuna transizione da perseguire e, di fatto, a dispetto dei trilioni di dollari spesi nel mondo negli ultimi 20 anni, non sta avvenendo alcuna transizione: si sta solo aggiungendo potenza irrilevante (eolico e fotovoltaico) alla potenza esistente. Biocarburanti? No, toglie terreno agricolo. Idrogeno? No, non esiste. Cattura della CO2? Assolutamente no: la CO2 fa bene al pianeta, è il cibo delle piante. Fusione nucleare? Sì, metterci soldi per studiarla, ma nulla su cui fare affidamento per i prossimi 100 anni.

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E poi, lavoriamo per una nuova diplomazia energetica, che moltiplichi le occasioni di cooperazione tra Nord e Sud del mondo. I nostri destini sono interconnessi, e dalle connessioni energetiche possiamo trarre grandi opportunità. Per questo abbiamo voluto che il nesso clima-energia fosse uno dei pilastri del Piano Mattei per l’Africa, la strategia di cooperazione paritaria che l’Italia sta portando avanti, e che sono molto felice la Presidenza Azera della COP29 abbia valorizzato nell’ambito dell’iniziativa “Climate for Peace”. Sotto Presidenza italiana, il G7 ha promosso nuove iniziative concrete, come l’Energy for Growth in Africa, per lo sviluppo di infrastrutture per la produzione e distribuzione di energia verde, e l’Adaptation Accelerator Hub, per sostenere le Nazioni più vulnerabili negli interventi di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici.

Se dare all’Africa energia verde significa dare impianti fotovoltaici ed eolici allora vuol dire che gli africani mai avranno accesso all’energia e saranno votati alla povertà. Adattarsi agli eventi climatici severi è lodevole, pensare di mitigarli è insensato. Come pensare di mitigare i terremoti.

Cari Colleghi,

Come per ogni COP, dipende da noi determinare se sarà un successo o un fallimento. Sappiamo che potremmo non essere noi personalmente a beneficiare dei risultati degli sforzi che stiamo facendo. Ma non è questo l’importante. Io sono una madre, e come madre niente mi gratifica di più di quando lavoro per politiche che permetteranno a mia figlia e alla sua generazione di vivere in un posto migliore.

Abbiamo bisogno di un mix energetico equilibrato per migliorare il processo di transizione.

Ogni COP passata è stata un fallimento e ogni COP futura sarà un fallimento. Nessuno trarrà beneficio – men che meno sua figlia – da questi sforzi se non quelli che intascheranno il denaro da essi, a scapito della quasi totalità del resto che pagherà caro. Consiglio non richiesto: cambi il consigliere che le scrive questi discorsi.

Franco Battaglia, 14 novembre 2024

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