Giustizia

Cosa non torna nelle accuse ad Andrea Stroppa

Il braccio destro di Elon Musk è finito nell’inchiesta Sogei, ma gli addebiti sono a dir poco incredibili

stroppa Immagine generata da AI tramite DALL·E di OpenAI

Sui giornali tiene banco l’inchiesta della Procura di Roma sul presunto sistema corruttivo che coinvolgerebbe Sogei, ministeri e società informatiche. Interrogato dagli inquirenti, il direttore generale Paolino Iorio ha ammesso di aver intascato oltre 100 mila euro di mazzette in buste sigillate sottovuoto. Ma l’interesse di certi quotidiani è rivolto pressoché esclusivamente sul coinvolgimento di Andrea Stroppa, il braccio destro in Italia di Elon Musk. Un giovane di talento – anche se qualcuno continua a parlare di Tor Pignattara e di altri dettagli futili – indagato dai pm capitolini per aver ricevuto da un indagato una serie di informazioni riservate. Tutta fuffa, naturalmente.

Le presunte informazioni riservate sono in realtà a disposizione dei funzionari del ministero della Farnesina, un documento interno che non ha nulla di riservato. Ma tanto è bastato per ricamare storie e storielline, consentendo ai soliti noti di riempire paginoni e paginoni. Basti pensare all’edizione odierna di Repubblica, che dedica ampio spazio a un’intercettazione telefonica agli atti dell’indagine Sogei, presunta prova di una speculazione sull’affare da un miliardo e mezzo che vede coinvolti Palazzo Chigi e la società Starlink di Musk.

“Il governo è con voi”, le parole dell’ufficiale di Marina Angelo Masala (un militare non di primissima fascia distaccato al sesto reparto dello Stato maggiore, evidenzia Rep) al telefono con Stroppa. E quindi? Questo sarebbe sufficiente a ipotizzare reati? Dov’è la corruzione? Il discorso è molto semplice e non meriterebbe più di venti o trenta righe: il governo guidato da Giorgia Meloni voleva collegare attraverso Starlink le sedi diplomatiche e alcuni membri dei servizi di sicurezza perché non esiste ancora una costellazione europea. Su questo tema di sicurezza erano al lavoro Musk, ovviamente Stroppa, Palazzo Chigi e i ministeri di Estero e Difesa. Attenzione: parliamo di un accordo di cinque anni per un costo totale di un miliardo e mezzo già in fase avanzata. Ripetiamo: dove sarebbe la corruzione? Persino Repubblica lo sottolinea: “È complicato dimostrare la corruzione”. Però il paginone per provare a denigrare Stroppa, Musk e compagnia è stato realizzato.

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Nessun documento classificato, nessun segreto di Stato, nessun reato. Così come nessuna mazzetta. Appare molto più solida la teoria sullo strano tempismo di questa inchiesta, o quantomeno di questo filone, che finisce sui giornali quando Musk sostiene la candidatura di Donald Trump, vanta un ottimo rapporto con il governo della Meloni ed è pronto a investire milioni di dollari in Italia. A qualcuno darà fastidio? Potrebbe essere. Ma intanto le foto di Musk e Stroppa sono state collegate a un’indagine per corruzione. E un imprenditore, se sempre nel mirino della magistratura, potrebbe anche decidere di lasciare perdere progetti e investimenti.

E poco importa se anche la Farnesina ha smontato le teorie. Sì, perché anche il ministro Antonio Tajani ha tenuto a precisare che il documento che un ufficiale della Marina avrebbe consegnato a  Stroppa “era un documento di lavoro, non era un documento riservato. Non era così riservato come appare, assolutamente. Era un documento di lavoro”.

Stroppa, comprensibilmente, non appare molto preoccupato e nelle ultime ore ha incassato il sostegno pubblico di Musk. “Mai mollare”, il messaggio dell’imprenditore sudafricano sul “suo” X. Stroppa aveva pubblicato un’immagine sulla piattaforma online tratta da “Il Signore degli Anelli” con la scritta “ci sono delle cose buone nel mondo, Frodo, e vale la pena lottare per queste” aggiungendo la frase “never give up”. La giustizia farà il suo corso ma purtroppo potrebbe volerci più del previsto: seguiranno aggiornamenti.

Franco Lodige, 17 ottobre 2024

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