Cultura, tv e spettacoli

Cosa non vi dicono sullo scandalo Trocchia-Giudice

Nel paese più giustizialista di tutti, il MeToo improvvisamente scompare e il garantismo trionfa. Ma solo se l’accusato è progressista

Nello Trocchia e Sara Giudice © STILLFX tramite Canva.com

Nessuno qui vuole condannare Sara Giudice e Nello Trocchia. Anzi. Vale esattamente l’opposto. Chi del garantismo fa un principio sano e sacrosanto sa che, chiunque sia indagato, resta innocente fino a prova contraria. Dunque i due cronisti del Domani e di La7, benché impelagati in un caso di violenza sessuale con l’aggravante dell’uso di alcol, per quel che ci riguarda sono limpidi come l’acqua. Ad apparire un tantino colpevole, invece, è il circoletto che ruota attorno a un certo mondo perbenista e sempre pronto a puntare il dito contro i bunga-bunga, a condannare prima delle sentenze, a sparare titoloni in prima pagina quando l’accusa di molestie riguarda altri. E non gli amici.

Ricordate il MeToo? Noi sì. Ricordiamo l’ardore con cui i giornali, soprattutto alcuni, denunciavano i maschi tossici che avrebbero commesso violenze, peraltro denunciate dopo anni di ritardo. Qualche esempio? Fausto Brizzi, uno su tutti, la cui indagine venne spiattellata sui giornali salvo poi risolversi in nulla. Assolto perché “il fatto non sussiste”. Amen. Intanto però il regista dovette rinunciare alle sue quote societarie, alla firma su un film scritto e diretto per Warner Bros ed ebbe qualche problema anche in famiglia. La domanda è: perché fare figli e figliastri?

Come abbiamo scritto anche ieri, se i cronisti indagati per un reato così grave fossero stati di destra li avrebbero già linciati. Lo stesso dicasi se si fosse trattato di un politico o, peggio ancora, del figlio di un parlamentare. Quello che non vi dicono oggi è ciò che avrebbero scritto in altre situazioni. Avrebbero sparato la notizia a nove colonne. Avrebbero scavato su quanto successo quella sera, tra baci, apprezzamenti e qualche bevuta. Avrebbero cercato il tassista per chiedergli conto di quanto aveva visto. Avrebbero trattato con serietà la denuncia della vittima, vera o falsa che sia, anche solo per evitare di auto-accusarsi di “vittimizzazione secondaria“, quel credo che impone di non aggredire chi denuncia una molestia mettendo in dubbio i suoi ricordi (e invece in questo caso, fanno sapere gli avvocati, forse si beccherà una querela per calunnia). I cronisti d’assalto, infine, avrebbero fatto notare, come da manuale del Domani, che “l’alcol è sempre un’aggravante”. E nel caso in questione, stando alla denuncia, al netto del mistero del Ghb, di bevande alcoliche pare ne fossero girate. Non è che la povera ragazza è “meno vittima” di tante altre solo perché ha avuto l’ardore di denunciare due colleghi di sinistra?

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Noi non sappiamo esattamente cosa sia successo in qual taxi. Se la presunta vittima era davvero stata drogata o se era lucida. Se è stata costretta oppure no. Se ci ha ripensato o se si è consumato chissà cosa. Sarà un giudice a stabilirlo.

Se però oggi ci permettiamo di criticare chi si dimostra stranamente comprensivo con gli indagati, lo dobbiamo al fatto che in altri casi simili ci siamo sempre comportati allo stesso modo. Prendendo con serietà le denunce delle presunte vittime, ma senza condannare a priori gli accusati. In ogni processo che si rispetti, infatti, fino alla sentenza, magari definitiva, presunto stupratore e presunta stuprata potrebbero entrambi essere convinti di aver detto la verità. Che non è mai così netta, soprattutto quando – dopo una serata alcolica – il crinale tra “consenso” e “non consenso” può apparire sfumato. O fraintendibile. Noi abbiamo applicato il principio della non colpevolezza presunta a Ciro Grillo e a Leonardo Apache La Russa. Per entrambi abbiamo scritto, a caratteri cubitali: sono innocenti. Lo sono finché il processo non stabilirà il contrario. Lo stesso vale per Nello Trocchia e Sara Giudice, per i quali peraltro il pm ha pure chiesto l’archiviazione. Ma ci aspettiamo che, in futuro, il Domani, La7 e tutto il circolo di cronisti -solitamente così allegri a sguazzare nelle disgrazie altrui- ricordino questo rudimento di democrazia.

Potrebbero cominciare andando a sfogliare le edizioni del luglio 2023, poco dopo la denuncia contro il figlio di La Russa. Oppure rileggersi le prediche su Giambruno, silurato per molto meno a causa di qualche battuta “sessista”. E magari in futuro, quando torneranno a denunciare con ardore il presunto malcostume dei politici, potrebbero mostrare la stessa sensibilità odierna. Anziché rovesciare tutto nel tritacarne mediatico.

Giuseppe De Lorenzo, 30 agosto 2024

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