Politica

Cosa notate di strano in questa torrida foto?

Ilaria Salis e Carola Rackete al primo giorno di scuola al Parlamento Europeo. E spunta un dettaglio che forse non avete visto

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L’ennesimo torrido giorno di cambiamenti climatici indotti dall’uomo bianco patriarcale maschilista e fascista coincide col primo giorno di scuola al Parlamento europeo. Con alcune costanti, tutte meste, tutte sconfortanti, per prima il diverso trattamento riservato dai giornali ai deputati o neodeputati di sinistra o di destra: l’indulgenza verso i primi è palpabile e si specchia nell’astio per gli altri, senza differenza dalle cronachette di Corriere o Messaggero, non parliamo di Repubblica/Stampa.

Per dire, c’è un deputato già berlusconiano, oggi fratello d’Italia, del quale il Corriere non manca di sottolineare i trascorsi giudiziari, la “assoluzione per reati fiscali”, buttata lì con la malizia da cecchino che chi fa questo mestiere conosce bene; si potrebbe dire lo stesso, e invece viene taciuto, dei nuovi iscritti dell’estrema sinistra: i vari Ilaria Salis, Mimmo Lucano e perfino Carola Rackete escono da peste giudiziarie molto, molto serie, la Salis tuttora in prospettiva ma se la caverà. Però per questi scampati o scappati i giornali del mainstream europeista hanno solo vezzi, piumini da cipria, arrivano al punto di non notare la esibizione della crucca che si ripresenta con il solito straccio rosso, che a vederlo sa assai poco di bucato, a planare sui polpacci forestali inghiottiti dalle sneaker da rivoluzionaria griffata, Dio allontanatevi quando se le toglie: provocatrice o disadattata? Ma no, provoca, fa i selfie coi compagni di estremismo con il gaudio degli arrivati dopo tanto vagare, quelli che hanno fatto il Jackpot: sono qui, non farò niente per 5 anni, a parte incassare, godere di tutti i privilegi che la mia condizione di prescelta mi garantisce e posso concedermi il vezzo di presentarmi come fossi all’Askatasuna, tanto venitemi a dire qualche cosa: io mi atteggio, ma i veri straccioni siete voi.

Anche la nostra maestrina monzese arriva con addosso un già visto, da concerto di Vasco Rossi, anche il solito Lucano che ha cambiato il colore della polo e cita, e che altro potrebbe fare?, un Capossela da centro sociale. Qui c’è subito un’altra costante e sta nel degrado, costruito, ostentato, di chi va a rappresentare le istituzioni in Europa. C’è uno, un olandese che al Corriere sembra geniale ma è solo l’ennesimo pigliaingiro, che si presenta con una oscena camicia fatta di “circular outfit”, cioè a suo dire il riciclo dei lacerti, dei pezzi di stoffa, tendaggi e tovaglie: così uno va a “cambiare l’Europa da dentro”? Perché, altra costante a Matrioska, nessuno voleva mancare nell’Europa che gli fa schifo, tutti dentro ma per cambiarla da dentro. Certo, come no, auguri.

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Salis, una che sarebbe avvezza alle spedizioni punitive, almeno secondo le accuse che tuttora la riguardano, alle ribalte da termitaio sociale, ma non a quelle istituzionali, si è portata a mò di scorta mamma e papà ai quali non par vero, c’è l’immancabile babbo che si sbraccia, sgomita ovunque per dire “no, no lasciatemi stare, tutto lo spazio a mia figlia”, ma intanto si mette nel mirino e potrebbe dire: tutto il potere alla prole, tanto ormai si è capito che è un affare di famiglia. Spaesata, la madonnina del manganello, ma un’altra debuttante, piddina come lei, le spiega: ma di che ti stai a preoccupare? Tanto ci adattiamo in un giorno. È vero, il potere dei soldi, dei privilegi lega come la panna montata, rende tutti uguali e lo vedremo tra poche righe.

Il general grafomane, tenuto su da alcuni giornalisti, si scusa per non avere ancora potuto stigmatizzare i colleghi, proprio così dice lo scrittore con sei lauree militari. Cosa che piace al popolo di ruspa che lo ha votato “perché pensa anche per me”, ma induce uno sdegnoso ritegno nei giornali del vecchio potere servile, oggi in crisi ma fiduciosi che il vento girerà presto o almeno per loro ci saranno sempre le prebende di un padronato ben connesso con il potere redistributivo europeo che Bruxelles chiama, in modo anodino, “spese di comunicazione”.

Alla fine, da queste cronachette più rosa che politiche, esalano vapori di complicità, di indulgenza plenaria: eccoli, sono gli eletti, i nominati (da Dio?), i salvati, e, come tali, ecco l’ennesima costante, si comportano, si muovono. C’è questa Roberta Metsola, a questo punto una inamovibile, una mensola del Falansterio, che sfila e sorride alla Taylor Swift, senza fermarsi, facendo certe curiose smorfie da popstar, di quelle, sapete, quando l’esaltazione un po’ dopata del potere ti contorce i lineamenti: passa e procede e obbliga i cronisti al guinzaglio a trotterellarle dietro; c’è uno che invece se ne va, ha finito se Dio vuole questo Giarrusso delle Iene, il grillino che a forza di discutibili scoop gossippari ce l’aveva fatta e in procinto di tornare inghiottito dall’oblio, ma poi chissà, ancora si atteggia da calciatore o come se stesse ancora in televisione, molte pose, nessuna sostanza, ma chi la cerca, chi se l’aspetta ancora la sostanza da un politico? Meglio, da un influencer sbarcato in politica?

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Sì, il Corriere e gli altri megafoni dell’agenda europea, che contano sulle elemosine che la Ue è ancora in grado di erogare, possono esibire le loro preferenze come le loro antipatie, possono esaltare la compagna Annunziata che si vanta di non riconoscere nessuno, di mettere tutti nel calderone di quelli maltrattati, si vede che non ha mai trovato uno con la dignità di rimetterla al suo posto, ma neppure questi fogli in disarmo possono risparmiarsi una costante deprimente: il livello degenerato, di un degrado abissale, della classe politica che è classe di potere anche se meno di prima, questi parlamentari del Falansterio essendo solo esecutori di ordini della grande finanza sanitaria o energetica o ambientale, la finanza che nella morte del capitalismo classico ha preso il posto della produzione così come la comunicazione, ossia l’apparenza, ha definitivamente cancellato qualsivoglia esigenza di concretezza, di visione politica.

Coi corifei opportunisti che dicono, li abbiamo sentiti anche di recente: ma sì, va bene il tatticismo cinico, chi se ne frega della coerenza, l’unica cosa è seguire chi ha il potere, l’unica cosa sono i soldi. Sono gli stessi che oggi esaltano il trasformismo suicida della nostra premier che domani diranno di non aver mai coperto.

Eccola qua l’ultima costante: tutti, in straccetto rosso chissà se lavato, in top fuori anagrafe e fuori linea, in polo situazionista, in scampoli di tende, in carrozzina narcisista, tutti, o quasi, da destra a sinistra, al servizio dell’eterna Baronessa Ursula che, pur bastonata alle elezioni di cartone, “merita la riconferma per come ha gestito la pandemia”, come dice il piddino Gentiloni. E l’ha gestita nel modo più spregiudicato e balordo, dai coprifuoco inutili ai vaccini pericolosi, negoziati con gli sms al capo dei vaccini. Gentiloni sta dicendo: la prossima volta cattivi, e io sono pronto per tornare commissario italiano in Europa. Quoque tu, Giorgia? Con la Baronessa, ancora? Ma sul serio?

Max Del Papa, 17 luglio 2024

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