Cosa può imparare l’Italia da Javier Milei?

L’audacia nelle riforme, il valore della libertà economica e la determinazione nel contrastare lo statalismo: insegnamenti dall’Argentina per costruire un futuro di prosperità

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milei argentina

Negli ultimi dodici mesi, l’Argentina è diventata un laboratorio di rinnovamento economico sotto la leadership di Javier Milei, un presidente che ha rivoluzionato il dibattito politico globale con scelte audaci e innovative. La sua ascesa al potere, inizialmente accolta con scetticismo e derisione, soprattutto da chi ignorava il suo solido bagaglio culturale in economia e filosofia politica, sta ora dimostrando che l’audacia nel muoversi nel solco del liberalismo classico, tracciato dagli esponenti della Scuola Austriaca, e perseguire principi di libero mercato può tradursi in risultati concreti e tangibili. Il nostro Paese, afflitto da problemi economici strutturali, potrebbe trarre importanti lezioni da detto approccio.

E valga il vero.

Quando l’attuale leader argentino ha assunto la presidenza, il suo Paese era devastato da un’inflazione alle stelle. Invece di affidarsi a giustificazioni esterne come la guerra in Ucraina o le interruzioni delle catene di approvvigionamento globali, ha riconosciuto che l’inflazione è un fenomeno intrinsecamente monetario, come ha anche insegnato Milton Friedman. Tagliando drasticamente la spesa pubblica e bloccando la stampa di denaro, l’inflazione ha iniziato a calare sensibilmente, creando le basi per una ripresa economica. Dall’altra parte del mondo, la Penisola, con il suo alto debito pubblico e una politica fiscale spesso orientata a misure assistenzialiste, potrebbe seguirne l’esempio. Il taglio della spesa improduttiva e una maggiore disciplina fiscale non sono solo un imperativo economico, ma anche una necessità per proteggere le generazioni future dall’onere del debito crescente.

Milei ha anche affrontato il problema dello statalismo abolendo interi dipartimenti governativi. Tale modus operandi non solo ha portato alla riduzione della la spesa pubblica, ma ha anche liberato risorse per iniziative più produttive. Identica cosa dovrebbe fare il nostro Paese, soffocato da una burocrazia elefantiaca e spesso inefficiente. Una revisione profonda delle funzioni statali, con l’eliminazione di enti inutili e sovrapposizioni, alleggerirebbe infatti il carico fiscale sui cittadini e stimolerebbe la competitività.

Altra riforma significativa, che non ha tardato a rivelarsi di successo, è stata la liberalizzazione del mercato degli affitti, un settore precedentemente strangolato da regolamentazioni che avevano generato carenze di offerta e un mercato nero. Rimuovendo il regime vincolistico e abrogando le relative leggi, l’Argentina ha visto un incremento del 170% nell’offerta di unità abitative e un deciso calo dei prezzi.In Italiasi persegue altra strategia, nonostante l’evidente fallimento delle politiche interventiste condotte sino a oggi e la sofferenza, ai limiti del collasso, del mercato immobiliare, nel quale regolamentazioni stringenti e tasse oppressive scoraggiano gli investimenti. La lezione di Milei è chiara: solo un mercato libero, privo di interferenze statali, può garantire l’accessibilità abitativa. Liberalizzare il settore, sia nella costruzione che nella gestione degli immobili, è essenziale per risolvere la crisi degli affitti e rendere l’abitazione un’opportunità per tutti, non un privilegio per pochi.

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Un’iniziativa audace, e nondimeno vincente, è stata la liberalizzazione del settore dei trasporti, con la deregolamentazione del trasporto passeggeri su autobus di media e lunga distanza. Ciò ha permesso una maggiore concorrenza tra operatori, abbassando i prezzi per i consumatori e aumentando la qualità del servizio. Nel Bel Paese, dove il trasporto pubblico è spesso inefficiente e gravato da monopoli locali, un modello simile potrebbe migliorare la mobilità dei cittadini e ridurre i costi per le famiglie.

Il governo argentino ha inoltre puntato sul potenziamento del settore energetico, con particolare attenzione a Vaca Muerta in Patagonia, uno dei più grandi giacimenti di shale gas e petrolio del mondo. Investimenti mirati e la semplificazione burocratica hanno attratto capitali internazionali, rilanciando un settore cruciale per la crescita economica e la competitività globale dell’Argentina. Lo Stivale, che soffre di dipendenza energetica e alti costi per famiglie e imprese, potrebbe trarre ispirazione da questa strategia.

Un’altra mossa strategica del capo dell’esecutivo argentino è stata l’abolizione delle tariffe sulle importazioni, riducendo i costi per i consumatori e stimolando la competitività delle imprese. In un mondo che tende sempre più al protezionismo, questa politica è un faro per le nazioni che vogliono crescere economicamente. Il governo italiano, con la sua forte vocazione all’export, dovrebbe promuovere la liberalizzazione commerciale sia a livello nazionale che europeo, resistendo alle sirene del protezionismo.

Altre riforme sono in fase di elaborazione e saranno presto attuale. Intanto vi è da sottolineare che l’approccio del presidente sudamericano ha ricevuto anche l’apprezzamento del Fondo Monetario Internazionale (FMI), che ha riconosciuto i progressi del suo governo nel contenere l’inflazione e rilanciare e stabilizzare l’economia. Tale riconoscimento non è solo simbolico, ma rappresenta un segnale per i mercati internazionali della credibilità del nuovo corso argentino, un elemento che potrebbe essere prezioso anche nel contesto italico, spesso considerato poco affidabile per via del suo alto debito pubblico e delle difficoltà di attuare riforme.

Certamente, l’azione intrapresa dal Presidente argentino non è priva di critiche. Alcuni problemi attendono di essere risolti, come quello della povertà e il processo verso una piena dollarizzazione, che non è ancora stato completato. Tuttavia, è essenziale considerare che il suo governo è in carica da poco, appena un anno, dopo decenni di politiche interventiste, demagogiche e assistenzialiste fallimentari. Nonostante ciò, i primi segnali delle riforme che ha posto in essere evidenziano che un ritorno al sistema di principi del liberalismo e del libero mercato può produrre risultati concreti. Il nostro Paese, troppo spesso immobilizzato da compromessi politici e dall’influenza di interessi corporativi, avrebbe bisogno diun leader che ripercorra le gesta dell’ammirato e apprezzatoliberale – libertario argentino, capaci di rompere con le convenzioni e di introdurre riforme coraggiose. Solo così si potrebbe superare la stagnazione economica, abbracciando con decisione la libertà economica, riducendo l’ingerenza statale e restituendo centralità a cittadini e imprese nella costruzione del proprio futuro.

Sandro Scoppa, 23 dicembre 2024

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