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Cosa si nasconde dietro al sequestro della petroliera britannica

Sale la tensione nello stretto di Hormuz tra la Repubblica islamica e gli Stati Uniti. La petroliera britannica era diretta verso l’Arabia Saudita ma dietro questo sequestro c’è molto altro

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La condizione necessaria e sufficiente per avere una veduta d’insieme del Medio Oriente è: non guardare e valutare le notizie prese singolarmente ma nel loro insieme. Si può obbiettare che questa è una regola generale che vale un po’ per tutto, ed è vero, ma in Medio Oriente, viste le sue caratteristiche e i popoli che lo abitano, questo principio vale di più. Per avere un quadro d’insieme che ci ricordi come siamo arrivati alla situazione attuale è necessario ricordare che fra giugno e luglio diverse petroliere battenti bandiere europee, e una anche saudita, che navigavano o stazionavano nel Golfo Persino sono state oggetto di sabotaggio. Ci sono state, infatti, esplosioni probabilmente causate da mine magnetiche e in alcuni casi ci sono stati degli incendi a bordo.

Il sospetto che dietro questi eventi ci fosse stata Repubblica Islamica è ancora valido anche se non ancora provato. A seguire c’è stato il fermo a Gibilterra, da parte della Marina Britannica, della petroliera iraniana Grace1, perché trasportava petrolio destinato a paesi sotto embargo, Libia o più probabilmente Siria. Nonostante ci sia stata nei giorni scorsi una lunga telefonata tra il Ministro degli Esteri iraniano e il suo omologo britannico, al fine di sbloccare la situazione, la Corte Suprema della Rocca ha allungato il periodo di fermo della nave da due settimane a un mese. Anche qui il sospetto che nella petroliera oltre al petrolio ci sia dell’altro, e molto ben nascosto al punto che serve più tempo per un’ispezione capillare, nasce spontaneo. Sospetto che viene rinforzato dalle decisioni prese a Teheran che, pur di far riprendere il mare alla Grace 1, non ha esitato a giocare d’azzardo e con il fuoco mettendo in atto quelle minacce che nessuno prendeva seriamente.

Qualche giorno fa i Pasdaran, con l’accusa che trasportasse petrolio di contrabbando, hanno bloccato e dirottato su un porto iraniano la piccola petroliera Mt Riah battente bandiera degli Emirati Arabi Uniti, ma visto che questa prima mossa non aveva avuto grande spazio sui media occidentali e non avevano causato reazioni da parte degli U.S.A., si è pensato al salto di qualità ed ecco che i Guardiani della Rivoluzione Khomeinista hanno abbordato e sequestrato la petroliera Stena Impero, di trentamila tonnellate di stazza, che navigava nello stretto di Hormuz battendo la Union Jack. Il sequestro della Stena Impero ha immediatamente alzato il livello di guardia, la storia insegna che toccare le navi di Sua Maestà Britannica è sempre un atto ad altissimo rischio.

Mentre il Pentagono sta trasferendo in queste ore truppe di terra in Arabia Saudita nell’ambito di un’operazione militare denominata “Guardian”, che ha come obiettivo il rafforzamento del monitoraggio e della sicurezza delle vie navigabili in Medio Oriente al fine di garantire un passaggio sicuro e ridurre le tensioni del Golfo, Francia e Germania cercano di far ragionare Teheran prima che dalle parole, e anche dagli insulti, si passi alle vie di fatto. Che non si rischi una guerra di grandi proporzioni per una questione di principio lo sanno anche a Teheran, per cui è giusto chiedersi: cosa nasconde la pancia della Grace1 ancora alla fonda davanti a Gibilterra? Se il rischio vale la candela probabilmente qualcosa di grosso.

Da una settimana circola la voce che i servizi di intelligence israeliani abbiano identificato l’ingegnere che modifica e migliora i missili di Hezbollah rendendoli più precisi e più letali, e come hanno riportato anche dal telegiornale i24 news si tratta di Majed Naveed, 54 anni, ingegnere del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRCG), responsabile dell’ammodernamento dei missili di Hezbollah in Libano. Majed Naveed dirige tre siti a Beirut, due nel sud del Libano e uno nella valle della Bekaa, centro questo dove gli ingegneri iraniani stanno convertendo i vecchi missili balistici di Hezbollah in razzi di precisione. Inutile dire che dal momento della sua identificazione certa per il Mossad Majed Naveed è un ‘dead man walking’, un uomo morto che cammina. Domenica 14 luglio scorso sono atterrati in Israele due nuovissimi caccia F35A che erano decollati dal Texas con la scorta di un aereo da rifornimento DC-10° della USAF che li ha riforniti in volo durante la traversata dell’Atlantico, poi, a distanza di cinque giorni, venerdì 19 luglio all’alba, come ha riportato anche Al Arabiya, un arsenale di missili balistici iraniani è stato distrutto in un sito nell’Iraq occidentale da due aerei sconosciuti.

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