C’è qualcosa di sconcertante nell’osanna globale che saluta l’avvento del messia Draghi: tutti d’accordo, nessuno escluso neppure chi come Giorgia Meloni rifiuta un abbraccio che considera mortale. Ora, lasciamo pur perdere la retorica della purezza, l’indignazione andante per i partiti e i leader che rivoltano la gabbana, si sa che la politica è l’arte del possibile nel contingente e niente è mai scontato nella conservazione o la rincorsa del potere. No, la questione, che nessuno rileva, è più grottesca, al limite del surreale e sta in questo, che la politica al completo si schiera in favore di uno che politico non è, anzi rappresenta l’alternativa tecnocratica alla politica. È la politica stessa che dice a Draghi: dai noi stessi salvaci tu, metti tu le mani nei nostri disastri e mondali e mondaci.
Ieri tutti per Conte, oggi tutti per Draghi! Il tecnico, il banchiere. Ma Conte era forse un politico? No, era un tecnico di scarsissimo livello creato in laboratorio e come tale si è mosso: nessuna visione strategica, tutto un tirare a campare, sempre più sballottato da emergenze troppo grandi e troppo complesse. Un anno perso, ma adesso c’è Draghi e tutti: ci pensa lui, risolve tutto lui, finalmente uno buono. Davvero? Draghi ha i numeri del grand commis, del superboiardo ma la politica è altro, è respiro lungo, è progettazione ampia, a volte visionaria. E se la politica si dimostra tragicamente inadatta ai tempi, non è con un esorcismo che la situazione va a posto. Da lui si aspettano tutto, dai miracoli in su, ma che potrà fare Draghi che è uno del gotha finanziario ed europeista? Con tutta la buona volontà, con tutta la stima per l’uomo e il suo intelletto, che altro ci si può aspettare se non una visione tecnica dei problemi e soluzioni tecnicistiche per affrontarli? È stato osservato da più parti che l’ex capo della Banca Europea è il sintomo non la causa, il capolinea di un vicolo cieco della politica e fino a qui non si scopre niente, lo dicevano già per Monti, che poi fece macelli, lo dicono ogni volta che si prende un burocrate come sostituto della politica. Ma la politica non è surrogabile e non coincide solo con la gestione del potere, con la perpetuazione del potere.
A ciascuno il suo! Potrà Draghi risolvere, solo per cominciare, la implosione della magistratura, la metastasi della burocrazia, la pandemia fiscale che origina evasione, i settecentocinquanta cantieri fermi, la paralisi della scuola, lo sbando della sanità, per di più in tempi di emergenza? E tutto in pochi mesi? I miracoli non li fa nessuno, se un sistema è cortocircuitato puoi metterci le pezze che vuoi ma non lo risani. Draghi, abbia ministri tecnici o politici, comunque subordinati, farà quello che può cercando di barcamenarsi fra le pretese dell’Unione a trazione tedesca e i gorghi e i mulinelli del condominio Italia fino a che, per logorio fisiologico o per reazione del sistema corroso, non dovrà passare la mano. Quello che si può dire è che questo personaggio dal sicuro curriculum è stato messo da Mattarella o chi per lui come ultima spes. Lui solo, lui unico. Ma può un Paese affidarsi al mito di Thule o Shangri-La? Comunque tocca a lui e non ha senso il processo alle intenzioni. Ma che siano gli artefici dello sfascio a beatificarlo, mentre già pensano a come e quando sabotarlo, è qualcosa forse di scontato, certo di deprimente.
Max Del Papa, 9 febbraio 2021